Una precisazione inerente al cane è da fare subito: in qualsiasi gara con Regolamento Sant'Uberto possono partecipare tutti i cani delle razze da ferma indistintamente, inglesi e continentali, ma anche gli "spaniels".
Tutti ovviamente partono alla pari, perchè è sul terreno che si valutano il "tipo" di movimento, le qualità naturali e quant'altro, a qualsiasi razza appartengano.
.- Innanzi tutto deve saper camminare tranquillo al guinzaglio, di lato al conduttore o appena più avanti;
.- deve aver imparato il "terra", quantomeno per star fermo al piede del conduttore prima di iniziare il turno;
.- sciolto bene a vento, non deve partire in profondità (cioé avanti al conduttore) ma sviluppare l'andatura richiesta in adeguata velocità e sempre ai lati del conduttore, spingendosi il più possibile vicino al bordo del campo in un senso e ritornando nella direzione opposta, verso il bordo opposto, come a formare una "zeta" (percorso) e sempre in modo tale che abbia costantemente il vento nel naso. Solo così può effettuare una buona "cerca" con risultati apprezzabili.
Solo eccezionalmente (una o due volte al massimo) può passare dietro al conduttore perchè, se la cosa si ripete spesso, denota "carenza di cerca";
.- deve si pensare a cercare, ma deve pensare anche al conduttore e con questi rimanere sempre "collegato", per eseguirne gli eventuali ordini che gli indichino o modifichino la cerca stessa.
.- della ferma non ne parlo più di tanto, perchè presumo non debba mancare; dico solo che deve essere "solida", "sicura" e "rigida". Vedremo poi il significato di questi e di altri termini, tutti riferiti alla ferma.
Per gli "spaniels", oltre che all'ottimo collegamento, non essendo fermatori, al frullo del selvatico é richiesta la correttezza e la posizione "seduta". Ciò solo nelle gare ufficiali.
.- il riporto é obbligatorio tanto in gara quanto a caccia. Il cane che non riporta non serve nemmeno a caccia, sempreché il padrone non voglia sostituirsi a lui e non sempre gli sarà possibile (fossi, laghi, dirupi e quant'altro).
Il "dente duro" nel riporto (cioè mastica e danneggia il selvatico) viene come tale penalizzato.
Altrettanto dicasi per l'eventuale "canizza" (cioé il continuo abbaiare durante la cerca, senza alcun motivo).
Le cose, come si può notare, non sono molte; basta che siano fatte più o meno bene.
Da quel più o meno del concorrente ed il più o meno del cane, viene fuori il "giudizio" da cui scaturirà un punteggio che, sommato a quello per l'abbattimento dei selvatici, darà quello complessivo e da esso la conseguente "classifica".
Qui di seguito farò ancora ricorso alle valutazioni che si esprimono nelle gare con Regolamento Sant'Uberto, per poi fare il raffronto col nostro Regolamento.
Si noterà che nessun cenno ho fatto alle "correzioni" perché quel cane "non corretto" che ha svolto una buona cerca, ferma e riporto di tutti i selvatici che potevano essere abbattuti nel turno, andrà quasi certamente in classifica (se anche il conduttore ha riscosso un buon giudizio).
Però, sarebbe una fortuna se il cane "non corretto" trovasse i soli selvatici abbattibili (ed il conduttore preciso nell'abbattimento).
Il problema sorge proprio nel caso in cui ne trovasse un altro che, come detto, non si potrà abbattere (oppure in occasione di errore del conduttore nello sparo).
Se fino a questo punto il cane aveva svolto un buon turno, degno di un buon giudizio, ora è il conduttore che si gioca il posto in classifica oppure, bene che vadano le cose, ne prenderà uno degli ultimi.
Il cane non corretto rincorrerà certamente, come d'altra parte l'istinto gli ha insegnato e certamente si ostinerà ad inseguire, sordo ai richiami.
Il Regolamento Sant'Uberto, infatti, non prevede la rincorsa del selvatico come demerito per il cane ma é demerito la non ubbidienza; ed in effetti io non ho fatto alcun cenno fino a che si trattava dei selvatici che si potevano abbattere (o non sbagliati).
Prevede però il merito per il cane corretto e come tale valutato.
E allora, a parità di prestazione e di giudizio sui turni di due o più cani, chi si deve privilegiare?
La risposta mi sembra talmente ovvia che la ometto.
E se il cane corretto risolve bene su due selvatici, mentre quello non corretto risolve altrettanto bene su tre?
Confermando la parità di prestazione e di giudizio, rispondo ancora: quello corretto!.
Perché? Perchè quest'ultimo ha dimostrato, oltre alla buona prestazione, anche la "capacità di apprendere" gl'insegnamenti dell'uomo; il ché non è da tutti i cani.
Non tutti infatti accettano il "dressaggio". Molti, in questa fase, palesano una "carenza" di carattere che prima poteva essere meno evidente ed ora può manifestarsi in vari modi, quali:
.- il ritrarsi dopo il frullo per paura dello sparo (ciò, non solo per carenza di carattere, ma anche per qualcos'altro che hanno avuto nel posteriore; gli esperti sanno a cosa mi riferisco);
.- il rifiutare (eludere) la selvaggina sulla quale sono stati addestrati (analogo motivo).
Di contro, il cane "non corretto" ha realizzato bene su due selvatici, rincorre si, ma al richiamo rientra subito per riprendere la cerca, mostrando fondo e buone qualità naturali, mentre il cane "corretto" ha realizzato bene su tre selvatici ma con una cerca ristretta, non avida, disordinata; perchè non premiare il primo?
Ed è quello che generalmente accade, perchè le qualità naturali di un soggetto sono gli elementi essenziali che un giudice guarda per primi.
Per qualità naturali si intendono: carattere, olfatto, velocità, avidità, cerca, fondo, continuità, collegamento, stile, riporto e quant'altro.
Se qualcuna di tali qualità manca del tutto o in parte in un cane c'è "carenza", ma se eccede in qualcuna sicuramente cadrà in qualche "errore".
Vero è che le gare sono la riproduzione della caccia e che essa è sinonimo di carniere, ma in gara si giudica "come" quel carniere sia stato realizzato.
In quel "come" sta principalmente il comportamento del concorrente, ma anche il modo in cui il cane ha effettuato il suo lavoro.
Alla finale di un Campionato Italiano ANLC, vinse una batteria un concorrente che aveva effettuato il miglior turno di quella batteria ed il cane aveva risolto positivamente su quattro ferme.
L'attestazione di "cane migliore dell'anno" fu assegnata però ad un cane che aveva realizzato due ferme positive, ma nel suo lavoro aveva evidenziato qualità naturali superiori a tutti gli altri cani in gara.
Nelle gare il carniere non è tutto anzi, è molto meno di tutto.
In verità posso affermare che ciò è difficile farlo capire anche a molti degli stessi "garisti", specialmente se sono abituati a "protezioni".
Ma il Regolamento è chiaro e ad esso non si dovrebbe transigere.
Per quanto concerne il Campionato Italiano del Sant'Uberto, è obbligatorio che il cane sia corretto al frullo ed allo sparo ed il concorrente sia in possesso del Cartellino Agonistico rilasciato nell'anno.
Alcune domande vengono spontanee:
1.-Vi è una differenza olfattiva tra diverse razze di cani?
Rispondo di no, perché la differenza sta solo nel modo diverso di percepire l’emanazione.
Abbiamo infatti cani a natura calma e riflessiva (i trottatori) che vanno a testa alta e percepiscono l’emanazione dal basso verso l’alto; altri a temperamento nervoso ed impulsivo (i galoppatori) che vanno col “bilanciere” testa-collo portato al livello del tronco e percepiscono l’emanazione frontalmente.
2.-Quando un cane viene considerato “in mano” e quando “fuori mano”?
A qualunque distanza esso si trovi ed al richiamo risponde immediatamente, è considerato “in mano”; se non ubbidisce è considerato “fuori mano” e ciò anche a pochi passi di distanza dal conduttore.
3.-Se il cane in ferma sente rumori o altri spari, può lasciare la ferma?
Mai! Il cane in ferma ha l’obbligo di restarci finchè il selvatico regge.
Se lascia vuol dire che rompe la ferma e pertanto è da penalizzare.
L’esempio che ho fatto prima (sfrullo del concorrente mentre il cane è in ferma su altro selvatico) n’è la dimostrazione.
4.-Dopo aver fermato, può il cane “girare” il selvatico?
Se lo fa è a suo rischio e pericolo perché, se fa volare mentre compie tale azione viene penalizzato.
In tale circostanza, nelle prove ENCI e nelle nostre “qualitative” viene eliminato.
5.-Dalla ferma del cane si alza un selvatico, appena il cane riparte se ne alza un altro, è errore del cane o è da considerarsi valido il primo punto?
E’ errore del cane perché deve rimanere ancora in ferma.
Analogamente deve rimanere in ferma fino all’involo dell’ultimo selvatico se trattasi di “brigata”.
Quali le differenze col nostro Regolamento in gare ufficiali? Nessuna per ciò che concerne la valutazione del movimento, della cerca, della ferma, delle qualità naturali e dell'ubbidienza del cane.
Una sostanziale è quella derivante dal fatto che il turno ha termine all'esaurirsi delle cartucce disponibili cioè, come detto, anche dopo pochi minuti.
A mio parere, per questo punto si potrebbe cambiare qualcosa nel Regolamento, perchè ritengo non si valuti appieno il "fondo" del cane, cioè il mantenimento costante dell'andatura fino al termine del turno, e la sua ubbidienza.
Nel nostro Campionato Italiano "Diana" non è previsto alcun obbligo nè per il cane nè per il concorrente, ma certamente non si può dire che non sia particolarmente apprezzato il cane "corretto", sempre che dimostri anche le qualità naturali e le tipicità peculiari (movimento e ferma) della razza di appartenenza.
Altra è quella che prevede l'eliminazione del concorrente qualora la prestazione del cane non risulti conforme al tipo di gara.
Per ultimo è da dire che in nessuna nostra gara ufficiale (Diana) era prevista la partecipazione degli "spaniels", ma dal 2000 anche questi cani hanno la loro batteria nel nostro Campionato.
Valutazione degli errori del cane su terreni di caccia.
Questa aggiunta mi è doverosa per chiarire come ritengo debba essere giudicato il cane in gare di caccia su terreni accidentati per conformazione o per vegetazione, ma soprattutto in circostanze ed eventi che, in altri casi, gli sono riconosciuti come errori.
La maggior parte delle prove di lavoro (Enci), delle prove qualitative (Anlc) e delle gare amatoriali di caccia, si corrono infatti su terreni pianeggianti o lievemente ondulati e con vegetazione formata da "medica" o "prato".
Quante gare di caccia si corrono invece su dei veri terreni di caccia e per tali intendo quelli formati da forti pendii, da calanchi, colline e su cui insiste la più svariata vegetazione, soprattutto quella boschiva o comunque di natura selvatica? Poche in verità!
Le gare ufficiali e particolarmente le eliminatorie regionali e la finale del campionato "Diana" si corrono però su questi terreni ed è qui che il giudice deve valutare l'azione del cane e le sue qualità naturali, particolarmente riferiti al "movimento" e "ferma" e alle varie altre fasi che la precedono o seguono; mi riferisco alla "filata", alla "guidata" o "accostata", ma fondamentalmente valutare se l'involo del selvatico sia avvenuto con azione regolare o meno da parte del cane.
Questa premessa per spiegare qui di seguito i diversi comportamenti del cane su differenti tipi di terreno e di vegetazione, ma in particolare le più caute valutazioni da parte del giudice in funzione di questi fattori e di circostanze intrinseche ad essi.
Su terreni pianeggianti composti da medicai o prato, qualunque cane di qualunque razza da ferma si esprimerà più o meno secondo il suo standard di lavoro.
Il galoppo del pointer sarà più o meno impetuoso, allungato, velocissimo e con tendenza a grande costanza di ritmo e di direzione rettilinea.
Quello del setter inglese sarà più o meno spigliato, elegantissimo e rapido.
Quello del kurzhaar sarà più o meno continuo, energico, esuberante, con spinta vigorosa del posteriore e leggere rampate dell'anteriore.
E così via per le altre razze da ferma.
Al giudice il compito di valutare "quanto" quel soggetto in esame si sia espresso in maniera più o meno aderente al suo standard e così nel valutare il "come" sia andato in ferma e risolto l'azione sul selvatico.
Qui è facile da parte del giudice vedere e vagliare lo "sfrullo" o il "mettere in ala" o il "forzare" o il "caricare" o "l'investire" il selvatico da parte del soggetto in gara e, sia chiaro, sono tutti errori del cane e come tali penalizzati.
Ma nei calanchi o su terreni prevalentemente boschivi o con vegetazione composta da roveti, siepi o comunque di natura selvatica, spesso alta, possiamo pretendere il galoppo, se non anche la filata, la ferma, la guidata/accostata, così come prescritto dallo standard di lavoro di quella razza?
E così come qui si dovrà appena essere più cauti ad esigere lo standard, così dovremo ancor più stare attenti a penalizzare gli errori di cui innanzi; il che è molto impegnativo.
In questi terreni potremo penalizzare sicuramente quel cane che "carica" o che "forza", ma per quanto riguarda lo "sfrullo" dobbiamo prima analizzare se c'è vento e la sua direzione, nonchè se la "cerca" era consona proprio in relazione a tale insostituibile e primario elemento, ma anche la pendenza del terreno e la posizione del cane in quel momento rispetto al selvatico alzatosi in volo.
Nel calanco, infatti, la direzione del vento è incostante e varia nei diversi posti, proprio a causa della forte pendenza; l'effluvio può arrivare male al cane, se non anche all'ultimo momento o in direzione opposta alla sua cerca.
Dobbiamo altresì analizzare la conformazione della vegetazione sul terreno prima di dire che il cane ha "investito" il selvatico e sempre in rapporto a direzione del vento e della cerca, ma stare attenti a penalizzare quel cane che su tali terreni abbia "messo in ala" il selvatico, perchè il più delle volte è il concorrente che sarà costretto a richiedere al cane di accostare il più possibile e che, in conseguenza di ciò, metta in ala il selvatico.
Per fugare perplessità di sorta, volglio ancora ripetere che sto parlando di gare di caccia e non di “prove di lavoro”.
Per meglio capire quanto asserisco, mi corre l'obbligo chiarire i significati dei termini che ho innanzi usato e successivamente esemplificarli.
* "Sfrullo" significa che il selvatico si è alzato per conseguente azione del cane che correva a vento sfavorevole ovvero, peggio ancora, non ha avvertito e fermato pur correndo a vento favorevole e la distanza del selvatico era idonea alla ferma. Diverso dal "frullo" che presuppone l'involo del selvatico senza che il cane abbia minimamente concorso all'evento.
* "Mettere in ala" significa che il cane ha fermato il selvatico e lo fa alzare su invito del conduttore ad accostare fino a che il selvatico sarà indotto all'involo, perchè le circostanze di terreno o di vegetazione richiedevano quel comportamento.
Ciò, non come azione attiva del cane, che deve limitarsi solo ad accostare il più possibile fino ad indurre il selvatico all'involo, ma azione attiva del selvatico conseguente al sentire il cane troppo vicino.
* "Forzare" significa che il cane ha fermato o anche accennato alla ferma del selvatico, ma lo fa alzare di sua iniziativa, peggio ancora se a distanza dal conduttore.
* "Caricare" significa che il cane ha solo avvertito ed accennato la ferma del selvatico a lui lontano e gli corre addosso involandolo.
* "Investire" significa che il cane mette in volo un selvatico che si trova nella sua stessa direzione di corsa. Questo errore del cane è più ricorrente su terreni pianeggianti e presuppone che in precedenza vi sia stato "trascuro" di terreno oppure che il cane non abbia avvertito e fermato in occasione di precedente passaggio "sottovento".
Come si potrà certamente intuire, se stiamo alla canonicità dei termini dobbiamo stare anche alla canonicità dei terreni.
Perchè nelle prove di "caccia pratica" (ENCI) il conduttore richiama subito il cane che si addentra nel bosco o nella fitta vegetazione?
Perchè si vuole vedere il movimento, l'azione, la cerca, la filata, la ferma, la guidata e l'accostata, ma se il terreno è delimitato da bosco o siepi, la cerca del cane va limitata solo al "bordeggiare", per ritornare poi a spaziare sui terreni che favoriscono l'espressione del suo standard di lavoro. Peraltro basta che si veda volare il selvatico sulla ferma del cane.
Nelle gare di caccia però, oltre a questo, vi è anche l'abbattimento e la valutazione del cane va anche o soprattutto sul "come si disimpegna sul terreno per mettere il conduttore nelle migliori condizioni per effettuare lo sparo e l'abbattimento del selvatico".
Ciò perchè non tutti i cani "sanno stare" su veri terreni di caccia e non escludo quelli che, pur bravi, domenicalmente corrono nei quagliodromi o in prove di lavoro.
Si badi bene che ho voluto appositamente evidenziare "oltre a questo", per chiarire che non è che non si debba guardare il movimento o la ferma se o meno nella tipicità della razza, ma valutare anche e con buon senso i casi, le circostanze ed i vari fattori che avranno concorso a che un galoppatore abbia anche trottato o che la ferma sia stata "scattata", o "in piedi", o "semi-schiacciata", quando non doveva esserlo per quella razza.
Non dimentichiamo peraltro che il concorrente va con un'arma carica e che deve sparare, preoccupandosi pertanto di usare tutte le cautele necessarie per non procurare danni a sé o ad altri.
Ma non dimentichiamo neanche che la selvaggina sarà sempre immessa e pertanto spesso restia ad alzarsi ed il più delle volte solo per l'intervento del concorrente.
Immaginiamo allora, caso non infrequente, che il cane vada in ferma su terreno con pendenza tale da rendere difficoltoso l'avvicinarsi del concorrente o la pericolosità che ne deriverebbe se Egli, per far alzare il selvatico, si dovesse servire del movimento di un piede e pertanto rendersi instabile sul terreno con l'arma carica.
Chi è che in questo caso deve risolvere l'azione se non il cane stesso?
Ecco come il cane sarà indotto dal concorrente ad accostare il più possibile fino a che il selvatico non si metta in ala.
Altro esempio:- il cane va in ferma in prossimità di una siepe più alta dello stesso concorrente tale che, all'involo del selvatico, Egli non potrebbe vederlo e pertanto impossibilitato a sparare. Perderebbe così la possibilità di fare carniere e, di conseguenza, i punti previsti per l'abbattimento.
In questo caso il concorrente si dovrà posizionare in condizioni tali da poter vedere l'involo del selvatico e ciò deve essere procurato dal cane su invito del concorrente medesimo che ne deve richiedere l'accostata fino alla "messa in ala".
Al giudice il compito di valutare sia le circostanze, sia che non si tratti di "forzata" o di "caricata" e questo anche se su invito del concorrente stesso perchè, come ho innanzi detto, il "mettere in ala" deve avvenire a seguito di accostata tale che il selvatico sarà indotto ad alzarsi in quanto sente il cane troppo vicino.
Il punto di riferimento e di non facile valutazione sta nel comportamento del cane "nell'attimo che precede" l'involo del selvatico e qui entra in gioco l'esperienza del giudice, che non può essere determinata solo da quanto ha letto in merito, ma da quanto ha visto nelle varie gare che avrà giudicato e, particolarmente, nelle varie volte in cui Egli stesso sia stato giudicato nel gareggiare in simili ambienti di caccia ed in tali circostanze, prima di fare il giudice.
Perciò attenzione all'involo del selvatico dicevo perchè, sia nei quagliodromi che in terreni di caccia, se ciò avviene mentre il cane sta guidando\accostando, viene considerato in movimento ed infatti nelle prove ENCI verrebbe eliminato, mentre nelle gare di caccia viene penalizzato.
Sorge per questo un interrogativo: è preferibile allora non far guidare o accostare il cane?
Rispondo che solo gli acquatici, e non tutti, s'involano dopo un susseguirsi di movimenti delle gambe.
I "nostri" selvatici, invece, un momento prima di mettersi in volo si fermano e partono dopo aver spinto sulle gambe.
Il cane che guida\accosta con raziocinio, avverte quel momento ed in quel preciso momento deve rimanere fermo. Al giudice la valutazione obiettiva di quel momento.
Per ultimo, nelle gare di caccia su terreni accidentati da folta o alta vegetazione e particolarmente nei calanchi, si badi sì allo "stile" che non deve essere mai trascurato, ma maggiormente al modo in cui il cane effettua la cerca, ed al fondo che deve mantenere costante in tutti i 15 o 20 minuti delle gare ufficiali.
Continua.......
Angelo Di Maggio
« Non c'è patto che non sia stato rotto, non c'è fedeltà che non sia stata tradita, fuorché quella di un cane fedele. » (Konrad Lorenz)