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GARE E PROVE COL CANE DA FERMA

Ultimo Aggiornamento: 12/11/2011 17:36
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06/08/2009 16:58

PREMESSA
Questo lavoro sia considerato solo un concentrato di notizie che ho ritenuto utili e che ho attinto qua e là da riviste o testi cinofili.

Non ho tralasciato però un pò di esperienza personale che ho potuto acquisire in molti anni quale garista nelle "Sant'Uberto" e successivamente in prove Enci.
Chiarisco pertanto che sono un giudice dell'ANLC ma in tutta umiltà aggiungo che, a scanso di equivoci, non sono e non voglio essere considerato il maestro di nessuno della mia "categoria".

Spero solo che tutto quanto riporterò, possa essere di aiuto per i giovani che vogliano avvicinarsi alla cinofilia agonistica ed abbiano così un "piccolo" bagaglio di notizie utili, quelle che al contrario ho maturato io "a proprie spese".

Ce ne sarà anche per i meno giovani che già hanno esperienza con la cinofilia agonistica, o per quelli che vogliano cimentarsi a "giudicare" gare del "Sant'Uberto", o quelle "tipo attitudinali" organizzate da cacciatori o associazioni venatorie.

Si noterà che spesso, parlando di "gare", farò raffronti tra il Regolamento "Sant'Uberto" della FIdC e quello "Diana" dell'ANLC, ma solo per chiarirne le differenze minime, non certo perchè l'uno migliore dell'altro.

Tutto il lavoro sarà riportato in questa sezione, solo ed esclusivamente per non essere interrotto nella esposizione dei vari "capitoli", ma chiunque voglia intervenire per qualunque chiarimento o dibattito, potrà farlo aprendo una apposita "discussione", alla quale potrò rispondere io come tutti.

Partirò con "Le Gare" per arrivare alle "Prove di Lavoro" e quant'altro riterrò utile, affinchè i giovani possano avere una seppur minima cultura generale sulla cinofilia agonistica e, in particolare, sul lavoro col cane da ferma.
Angelo Di Maggio

« Non c'è patto che non sia stato rotto, non c'è fedeltà che non sia stata tradita, fuorché quella di un cane fedele. » (Konrad Lorenz)
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08/08/2009 10:47

INTRODUZIONE
Ritengo di non potermi addentrare in questo lavoro se non chiarisco prima che non c'è un giudice se non c'è una gara, così come non c'è una gara se non è organizzata.

Mi sembra sia chiaro, infatti, che se manca l'impegno e la volontà di organizzare le gare, sarà inutile anche organizzare corsi per aspiranti giudici cinofili.

Le tante ristrettezze venatorie che annualmente ci distribuiscono gli "onnipotenti"; i continui aumenti di tasse e la sempre più scarsa presenza di selvaggina nel territorio, stanno contribuendo a far disaffezionare alla caccia anche i più incalliti.
Per gli amanti della cinofilia non rimangono che le gare, a condizioni però che ne siano incentivati con la loro frequente programmazione, almeno nell'ambito di ogni provincia, con la dovuta collaborazione di "tutti" e primi fra tutti i giudici.
Si, i giudici per primi, i quali devono dimostrare di "saper giudicare" e non solo con la competenza e la preparazione che gli è richiesta, ma fondamentalmente secondo giustizia e la piena coscienza di aver fatto il proprio dovere, premiando chi ha "veramente" meritato.

La disaffezione alle gare può avvenire, infatti, solo se ci si accorge di "preferenze" dei giudici verso questo o quell'altro concorrente e, si sappia, i primi giudici di sé stessi sono proprio i garisti, almeno quelli più seri e di questi, credetemi, ce ne sono.
Non a caso quest'anno, in un’eliminatoria provinciale per la partecipazione al Campionato Italiano di un'associazione venatoria, la più grande, si sono presentati solo 18 garisti mentre gli altri anni ve n’erano oltre 60.
Personalmente non gioisco per questo, perchè c'è il rischio che molti si disaffezionino anche alla cinofilia.

Ritornando al motivo principale di questo lavoro, mi sembra ovvio iniziare proprio dalle gare.

LE GARE.

Il primo chiarimento va nella distinzione tra gare ufficiali e le cosiddette "garette" o "gare popolane" o "amatoriali".
Le prime sono organizzate dalle associazioni venatorie in genere e valevoli quali eliminatorie provinciali o regionali, per arrivare poi alle finali dei diversi Campionati Italiani di caccia.
Sono codificate in appositi Regolamenti venatori e giudicate da giudici nominati dalle rispettive Associazioni.
Sono svolte su veri terreni di caccia (riserve) e la selvaggina usata è (generalmente) il fagiano.

Le seconde sono quelle organizzate dai circoli o sezioni venatorie o anche da semplici cacciatori.
Sono quelle che indubbiamente "fanno cassetta" e che domenicalmente mettono in competizione i cacciatori coi loro cani da ferma.
Ogni concorrente può partecipare con più cani (a singolo per ogni turno).
Non hanno valore ufficiale ma devono pur essere giudicate.
A ciò intervengono gli stessi giudici i quali sono chiamati da chi organizza queste gare.
Esse sono effettuate nei "quagliodromi".

Premessa generale però, è che le une e le altre consentono al concorrente l'uso del fucile per l'abbattimento di selvaggina immessa sul terreno di gara, anche in periodo di caccia chiusa.
E' d'obbligo pertanto che tutti i documenti per l'esercizio della caccia siano in regola, polizza assicurativa compresa.
A ciò va aggiunto che entrambe sono espressione della caccia vera e propria, soggette pertanto alle regole che un buon cacciatore deve osservare nell'esercizio venatorio.

Per arrivare alle prime, ritengo indispensabile partire dalle seconde che io definisco: l'antiruggine per cacciatore, fucile e cane, da usare nell’attesa della prossima stagione venatoria.
Per i giudici sono proprio le "garette" che fanno accumulare esperienza e "allenano l'occhio" nel lavoro in genere del cane.
Pur iniziando dalle "garette", non potrò certamente fare a meno del continuo riferimento a quelle ufficiali.

*****
La selvaggina (sempre d'allevamento) può essere costituita da quaglie, fagiani e, raramente, starne.
Di massima il periodo va dai primi di marzo fino alla fine di luglio\metà agosto.
Queste gare dovrebbero considerarsi dei momenti di puro divertimento.
Il condizionale è d'obbligo, perchè in realtà non è così! Di gare si parla e gare sono.

Gara vuol dire competizione e chi compete pensa a vincere, non al solo partecipare.
E' così che in esse s’incontrano (scontrano) concorrenti più o meno esperti (garisti), che presentano ausiliari più o meno ben "dressati" (cioè "corretti" al frullo, allo sparo e spesso con riporto a comando), ma anche cacciatori con cani che conoscono solo la caccia e non le correzioni.
Per evitare l'evidente divario, non è inusuale che l'organizzatore preveda la stessa gara con due categorie: garisti e cacciatori, con classifiche e premi separati.
Mi si potrebbe obiettare: se non sono previste le due categorie allora, i cacciatori con cani non corretti partono già svantaggiati?
Assolutamente no! Infatti, non è raro che un cacciatore con cane non corretto possa anche vincere la gara o classificarsi ai primi posti e da quanto dirò più avanti si capirà il perchè.
La cosa più importante é "appassionarsi alle gare"; tutto il resto viene dopo.
Allorché ha avuto inizio, la gara può essere sospesa solo per avversità atmosferiche tali che ne rendano impossibile il prosieguo.


REGOLAMENTO SANT'UBERTO e REGOLAMENTO DIANA:

Non è che tra i due Regolamenti ci siano sostanziali differenze, nè si vede come potrebbe essere il contrario se le norme dell'uno e dell'altro prevedono analoghe regole di comportamento del concorrente, lavoro del cane e criteri di giudizio da parte dei giudici.
La maggiore applicazione di questo (Sant'Uberto) più del nostro, non perchè l'uno migliore dell'altro, ma per il maggior numero di campi di gara, di concorrenti e di giudici stessi in favore del primo rispetto al secondo.
L'esempio specifico viene dalla terra in cui vivo, la Romagna, e per essa intendo dire le sole province di Ravenna, Forlì e Rimini.
Qui il rapporto gare, in un mese, é 1 (ANLC) a 10 o 12 (F.I.d.C.), mentre quello concorrenti, per ogni gara, é approssimativamente 20 a 60, con reciproco scambio.
Della differenza numerica dei giudici poi, meglio non parlarne.
Potrò sbagliarmi, ma ritengo che tali sperequazioni si riscontrino nel resto della Regione, così come in tutte le altre Regioni.
Ecco perchè si è portati a seguire di più le norme del primo Regolamento e solo in virtù di ciò sento il dovere di dare notizie su di esso (coi relativi raffronti) e su quello Internazionale.

Continua.......


















Angelo Di Maggio

« Non c'è patto che non sia stato rotto, non c'è fedeltà che non sia stata tradita, fuorché quella di un cane fedele. » (Konrad Lorenz)
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10/08/2009 16:42

Il Campo di gara - Il Turno
Chiamato comunemente "quagliodromo", esso può essere delimitato da recinzione ma sempre da bandierine rosse.
Non mi sto a dilungare sulla estensione, configurazione, coltivazione o altro; dico solo: "Che sia adatto al tipo di gara".
Lo spazio valido, come sopra delimitato, si chiama "terreno utile"; oltre è "bandita".
Sul terreno utile viene depositata la selvaggina nel numero di capi stabiliti anzitempo e, di turno in turno, ripristinata nello stesso numero di quelli abbattuti o volati fuori campo.
Solo su detto terreno sarà valido sia il punto preso dal cane (cioè la ferma con esito favorevole), sia l'abbattimento del "selvatico" (si chiama così, anche se d'allevamento) che deve cadere all'interno del medesimo terreno, con delle debite eccezioni.

Chiarisco in proposito alcune casistiche, non infrequenti, che durante il turno delle "garette" possono verificarsi ma che, non essendo previste dai regolamenti, ai fini del giudizio si deve ricorrere alle norme prescritte dalle Leggi sulla caccia, oppure seguendo quanto dettato dal buon senso.
Proprio perchè casistiche non codificate, i "se" ed i "ma" (anche di altri giudici) possono sprecarsi. In ogni caso però, a sé stante, il buon senso e le circostanze che le hanno determinate devono avere il sopravvento, con la regola fondamentale, ancorché non codificata, che “dove non c'è regolamento vale l'azione che comunemente si adotterebbe a caccia”: -

1.- cane in ferma nei pressi della recinzione; parte il selvatico che viene abbattuto in terreno utile ma, per la velocità, va a cadere fuori dalla recinzione o non lontano da essa.
Il punto è valido per la valutazione del cane ma non per il concorrente, perchè egli otterrà i punti solo a selvatico incarnierato.
Che fare allora?
Pensiamo a come ognuno di noi si sarebbe comportato se ciò si fosse verificato a caccia
Scavalcando la recinzione, anche con l'arma scarica, ci si troverebbe comunque in "bandita", nè si può lasciare l'arma incustodita.
Si può però mandare il cane in bandita e se esso riuscirà a far incarnierare quel selvatico si daranno i punti al concorrente.
Il recupero è indispensabile non solo per il punteggio del selvatico abbattuto e la valutazione del cane, ma soprattutto per il concorrente.
Due, infatti, sono gli eventi che questo caso può comportare:
a) se il concorrente, nel massimo, poteva abbattere tre selvatici e questo era il terzo, non avendolo incernierato può ancora abbatterne un altro, sempre che abbia ancora cartucce utili nel turno.
E' ovvio che, a turno terminato, quel selvatico deve essere comunque recuperato e ciò per non danneggiare i prossimi concorrenti, i cui cani potrebbero rifermarlo.

b) se "quel" selvatico non è stato recuperato subito ed Egli, nel proseguimento del turno avrà abbattuto i capi consentiti, qualora il cane per un caso qualsiasi (es. buco nella rete) andrà a recuperare detto selvatico, il concorrente sarà eliminato perchè avrà incarnierato un capo in più di quelli consentiti.
2.- il concorrente, pur sparando in terreno utile, abbatte il selvatico quando esso ha già superato la recinzione. Il punto è valido per la valutazione del cane, ma il concorrente sarà penalizzato sotto la voce "sportività".
Per il recupero o l'eventuale eliminazione, vale lo stesso discorso di cui sopra.

Può succedere che il selvatico cada oltre le bandierine rosse ma sempre all'interno della recinzione; in tal caso si possono esaminare gli stessi due esempi di cui sopra:
1.a- il punto é valido per entrambi a condizioni che il selvatico sia recuperato dal cane.
C'é "abbandono di selvatico" e conseguente penalizzazione per concorrente e cane, se il selvatico non viene trovato.

2.b- il punto rimane non valido per il concorrente che sarà comunque penalizzato anche se il cane recupera il selvatico.
Anche in questi casi vale la medesima avvertenza che prevede l'eliminazione.

E se il cane va in ferma di poco oltre le bandierine? Punto valido per la valutazione del cane!
Il cane non sa che si trova in bandita, nè il concorrente può lasciarlo in ferma magari fino alla fine del turno.
Che fare allora?
Rispondo col dire che ci si trova comunque all'interno del quagliodromo e pertanto, in questo caso in particolare, deve prevalere il buon senso del giudice e l'esperienza del concorrente.
Egli, infatti, sarà costretto a superare le bandierine ed entrare pertanto in bandita con l'arma, anche se aperta e scarica.
Ed in effetti ritengo di poter affermare che si lascia il concorrente oltrepassare le bandierine per servire il cane, sperando che il selvatico si involi e, di "rimessa", entri in terreno utile. Avrà almeno ottenuto la possibilità di ritrovarlo ed abbatterlo nel prosieguo del turno.
Di contro, se il selvatico va "di pedina" - "guidato" dal cane, fino ad entrare in terreno utile, solo all'interno di esso il punto, se risolto, diventa valido anche per il concorrente se riesce ad abbattere ed incarnierare.
Mi pare abbastanza ovvio dire che non si può sparare fuori dalle bandierine, pur trovandosi all'interno della recinzione. Se ciò avvenisse è sicura l'eliminazione del concorrente.
E' altresì da eliminare il concorrente che, pur sparando all'interno del terreno utile, abbatta (o spari soltanto anche senza colpirlo) un selvatico che parta già al di fuori delle bandierine, anche se il cane lo aveva fermato all'interno del terreno utile e quivi aveva mantenuto la ferma.


IL TURNO:

Dura 10 minuti (solo nelle gare non ufficiali) senza alcun recupero.
L'organizzatore, di concerto col giudice e prima che inizi la gara, può aumentarne la durata a condizione che tutti i concorrenti abbiano lo stesso tempo.

Nelle gare ufficiali che portano al Campionato Italiano, cioè le eliminatorie provinciali, interprovinciali e semifinali regionali, esso dura 15 minuti.

Solo nei Campionati Italiani ogni turno dura 20 minuti.

Il Campionato Internazionale Sant'Uberto (F.I.D.A.S.C.) è invece programmato su due giornate di gara ed il concorrente deve partecipare in entrambe le giornate con un turno di 20 minuti in ciascuna giornata.
In funzione del "giudizio", il turno ha tale importanza che ne parlerò più specificamente in apposito paragrafo.

Continua........

Angelo Di Maggio

« Non c'è patto che non sia stato rotto, non c'è fedeltà che non sia stata tradita, fuorché quella di un cane fedele. » (Konrad Lorenz)
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12/08/2009 17:24

IL CONCORRENTE
Due sono gli argomenti sui quali corre l'obbligo dilungarmi: uno è questo, l'altro sarà il cane.
Inizio coi miei errori da neofita delle gare, che ho potuto evitare solo grazie a quanto letto nelle varie "relazioni" dei giudici (e guardando i turni degli altri):
.- esplora solo in parte il terreno di gara;
.- carica l'arma in movimento;
.- termina il turno con l'arma già scarica;
.- supera un fossato senza aprire l'arma;
.- si avvicina al cane durante il riporto;
.- non si presenta alla giuria;
.- effettua un turno con troppo rumore (es. continui richiami al cane, a voce o col fischio);
Altri non ne ricordo.
Il guaio era che questi errori non li scrivevano tutti insieme, ma uno o al massimo due per volta; così che, ne correggevo uno e alla prossima ne combinavo un altro, per me nuovo.
I giudizi sul cane erano discreti. Almeno lui si salvava!
E allora, chi era da "correggere", il cane o il concorrente?
Con queste enormi lacune, potevo mai aspirare ad un posto in classifica?

Il noviziato si paga! Ma la domenica delle Palme di un pò di anni fa, i primi cinque premi in palio in una gara erano costituiti da cinque agnelli; il quinto fu il mio!
Chi e quanti erano i concorrenti? Quelli di tutte le altre volte, una settantina.
Il cane era sempre quello, "non corretto", ma forse prima di me aveva capito che anche lui, in gara, non si doveva comportare come a caccia e fece davvero un buon turno.

Per le ragioni di cui ho fatto cenno in premessa, chiarisco che quanto dirò più avanti sarà il comportamento che si richiede in gare giudicate da giudici F.I.d.C., ma non nascondo che, per le stesse motivazioni, anch'io ho giudicato in tal senso e tali norme non sono certamente in contrasto col nostro Regolamento.

Il significato dei miei errori innanzi riportati è abbastanza intuibile; perciò dico come un concorrente modello svolge il suo turno, tenendo in considerazione che l'abbigliamento deve essere quello che comunemente si usa a caccia, con scarpe munite di suole a "carrarmato", o stivali.

Innanzitutto controlla la direzione del vento, in modo da poter poi sciogliere il cane "a buon vento";
.- se ancora i "quagliari" stanno depositando la selvaggina sul terreno, egli dà le spalle per non vedere i posti ove essa viene depositata (non previsto specificamente dal regolamento, é inquadrabile nel 1° punto delle norme di comportamento relative alla voce "sportività" nei confronti degli altri concorrenti);
.- alla chiamata del giudice, si presenta a questi col cane a guinzaglio, fucile aperto in spalla, riferendo il proprio cognome e nome, razza e nome del cane, calibro del fucile e strozzatura delle canne, numero del piombo delle cartucce da usare (in semifinali regionali o Campionato Italiano si deve dire anche la Provincia o Regione per la quale si concorre);
.- al dire del giudice di prendere posizione, va a scegliere quella più idonea per sfruttare il vento;
.- fa cenno al giudice di essere pronto; al consenso di questi, scioglie il cane che "dovrebbe" restare fermo al piede;
.- rimanendo sempre sul posto, si toglie l'arma dalla spalla, ne controlla le canne, la carica e, dopo averla chiusa, dà il via al cane;
.- tiene il "collegamento" col cane indirizzandolo col braccio nel "percorso". Alla bisogna, usa il fischietto, ma con parsimonia;
.- cerca di esplorare (battere) e far esplorare al cane quanto più possibile terreno;
.- alla ferma del cane, chiama il punto al giudice, va a servire l'ausiliare curando di porsi in posizione buona per sparare nella direzione più o meno opposta a pubblico e\o giuria o lateralmente a questi.
.- se il selvatico parte o si dirige in direzione del pubblico o giuria, non spara nè tantomeno rivolge l'arma nella loro direzione;
.- se abbatte il selvatico, rimane fermo sul posto e quivi attende il riporto dal cane, raccogliendo il bossolo (se arma semi-automatica) che conserva;
.- quando il cane sta per raggiungerlo apre l'arma, la scarica e custodisce il bossolo, prende il selvatico riportato e, dopo averlo aggiustato (se fagiano), l’incarniera.
.- se il selvatico non è ancora morto (non può essere incarnierato ferito), lo fa morire senza danneggiarlo, poi l’incarniera;
.- sempre fermo sullo stesso posto riprende l'arma, ne ricontrolla le canne, la ricarica, la richiude e ridà il via al cane, riprendendo il turno;
.- ripete le stesse operazioni in occasione di altri incontri che dovesse risolvere;
.- se ha già abbattuto i capi consentiti ed il cane va nuovamente in ferma, lo serve fino alla partenza del selvatico ma non spara più;
.- se il cane "abbocca" un selvatico menomato, o che si rifiuta di partire, o ferito/abbattuto in precedenza da altro concorrente e non recuperato, lo mostra al giudice che disporrà in merito;
.- al suono della tromba del giudice si ferma, scarica l'arma, richiama il cane, gli rimette il guinzaglio e, andandosene, fa cenno di saluto al giudice.
E' da chiarire, che il turno termina quando è stato messo il guinzaglio al cane; perciò, se un cane non ubbidisce ai prolungati richiami del conduttore, viene considerato "fuori mano" e, pertanto, anche un ipotetico buon turno penalizza gravemente quel cane, se non addirittura eliminato.
Tenuto altresì conto che varie eliminatorie ed i Campionati vengono svolti in periodi di caccia aperta, é d'obbligo per il concorrente segnare sul tesserino regionale gli eventuali capi abbattuti.
Come si può intuire, non c'é differenza di comportamento del concorrente, sia che si tratti di "garette" o gare ufficiali.

Difficile? Non credo; specialmente quando queste cose si sanno.
Eppure tutti, anche i più esperti, possono sbagliare\omettere\dimenticare qualcosa o non eseguire i vari movimenti nella giusta sequenza.
La causa può essere soprattutto "la tensione della competizione".
Spesso non si colpisce il selvatico; la causa può essere la stessa.
Gli increduli: "Come! ....Si può sbagliare un fagiano sotto la ferma del cane?"; provare per credere!


Ci sono errori che portano alla eliminazione del concorrente, quali:
* abbattere un selvatico diverso da quello consentito;
* abbattere un selvatico in più di quelli consentiti:
* rivolgere l'arma o sparare in direzione del pubblico o della giuria quando non c'è debita distanza; (il giudice può concedere, invece, una maggiorazione di punteggio al concorrente che abbia "rispettato" il pubblico\giuria);
* sparare una cartuccia in più di quelle consentite (massimo 2 cartucce per ogni capo da abbattere);
* incarnierare un selvatico in più di quelli consentiti.
Attenzione! Se il cane abbocca un selvatico menomato, o che si rifiuta di partire, ovvero abbandonato morto in un turno precedente ed il concorrente non lo consegna al direttore di campo o chi per lui e non chiede peraltro al giudice di poterlo incarnierare, se nel prosieguo del suo turno abbatte i selvatici consentiti, si troverà ad aver incarnierato un selvatico in più e pertanto verrà eliminato. E' perciò buona norma chiedere sempre al giudice il quale disporrà in merito.
Sarà invece penalizzato:-
* se spara a selvatico non fermato o lavorato dal cane (cioè sullo sfrullo causato da lui o dal cane);
* per ogni capo abbattuto ma non incarnierato (cioè nel caso che il cane non l'abbia trovato e sia stato abbandonato);
* se non raccoglie i bossoli (cacciatore ecologo).
Il primo esempio penalizzante, generalmente non è tenuto in considerazione nelle "garette" domenicali. In esse, infatti, si lascia abbattere il selvatico comunque sfrullato, semprechè ciò sia stato preventivamente disposto dal giudice.
La variazione, valida solo in gare ufficiali, é in vigore dal 1999 e tale è stata apportata in aggiunta al Regolamento Sant'Uberto all'art.17, del quale dirò appresso.

E' da tener presente che per il selvatico abbattuto di prima canna viene assegnato un punteggio (2 punti su quaglia - 4 su fagiano o starna); la metà se abbattuto di seconda canna, "0" se sbagliato, ma la penalizzazione in questo caso si ripercuote sulla voce "abilità" con conseguente abbassamento di tale punteggio.
Nelle gare ufficiali, la selvaggina consentita da abbattere é il fagiano; non più di due capi per turno, con un massimo di 4 cartucce.

Quali le divergenze col nostro Regolamento in gare ufficiali? Nessuna per ciò che concerne il comportamento del concorrente e le eliminazioni/penalizzazioni, tranne quella che prevede l'abbattimento del selvatico sfrullato.
Nel nostro, infatti, è consentito tale abbattimento, sia sullo sfrullo causato dal cane che dal concorrente.
In proposito ritengo esprimere la mia opinione su un'altra casistica che nelle gare in genere può facilmente verificarsi, peraltro non contemplata dal nostro Regolamento.
Il cane è in ferma; il concorrente, nel mentre va a servirlo, sfrulla un selvatico.
Che fare?.
Rispondo col riaffermare che "dove non c'è regolamento, vale l'azione di caccia": si spara al selvatico sfrullato, poi si va a servire il cane che, se ha cervello deve continuare a rimanere in ferma e se l'abbandona si penalizza.
A servizio avvenuto con conseguente altro abbattimento, il cane deve riportare il selvatico fermato, poi recupera quello precedentemente sfrullato ed abbattuto.
In questo caso però, il concorrente potrà usare un piccolo accorgimento:- lasciare un segnale (guinzaglio, berretto o altro) per terra, nelle vicinanze del selvatico abbattuto e poi andare a servire il cane in ferma; ciò per un pronto recupero successivo.

Le differenze sostanziali col nostro Regolamento sono quelle che prevedono il tipo ed il numero dei capi di selvaggina da abbattere; il numero delle cartucce che possono essere utilizzate; il tempo di durata del turno; il punteggio penalizzante per ogni capo non abbattuto o abbattuto ma non incarnierato.
Esso prevede, infatti, che la selvaggina consentita da abbattere sia indifferentemente quaglia (eliminatorie provinciali), starna o fagiano e i punti assegnati sono sempre 4 per ogni selvatico abbattuto; si possono abbattere massimo 4 capi e 4 sono in totale le cartucce da utilizzare (8 nelle eliminatorie provinciali solo se effettuate su quaglie).
Il turno ha si durata massima di 20 minuti, ma ha termine quando sono state esaurite le 4 cartucce a disposizione del concorrente; in pratica anche dopo pochi minuti.
Nel caso un selvatico venga colpito di seconda canna vengono assegnati 2 punti mentre, nel caso sia completamente sbagliato, ne sono sottratti 2 dal punteggio complessivo riguardante la selvaggina abbattuta (-2 per ogni capo sbagliato).
Se invece il selvatico viene visto cadere dalla giuria ma non viene recuperato dal cane e comunque non incarnierato, non viene assegnato alcun punteggio né penalizzazione.
A mio parere, ammenocché non vi sia una reale ed oggettiva impossibilità al recupero (esempio:- caduto in un dirupo o su un albero), sarebbe il caso prevedere, invece, una penalizzazione per il cane per "mancato recupero", ma anche per il concorrente per "abbandono di selvatico abbattuto" se non dimostra reali ed oggettive azioni atte al recupero stesso.
Angelo Di Maggio

« Non c'è patto che non sia stato rotto, non c'è fedeltà che non sia stata tradita, fuorché quella di un cane fedele. » (Konrad Lorenz)
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15/08/2009 23:06

IL CANE
Una precisazione inerente al cane è da fare subito: in qualsiasi gara con Regolamento Sant'Uberto possono partecipare tutti i cani delle razze da ferma indistintamente, inglesi e continentali, ma anche gli "spaniels".
Tutti ovviamente partono alla pari, perchè è sul terreno che si valutano il "tipo" di movimento, le qualità naturali e quant'altro, a qualsiasi razza appartengano.

.- Innanzi tutto deve saper camminare tranquillo al guinzaglio, di lato al conduttore o appena più avanti;
.- deve aver imparato il "terra", quantomeno per star fermo al piede del conduttore prima di iniziare il turno;
.- sciolto bene a vento, non deve partire in profondità (cioé avanti al conduttore) ma sviluppare l'andatura richiesta in adeguata velocità e sempre ai lati del conduttore, spingendosi il più possibile vicino al bordo del campo in un senso e ritornando nella direzione opposta, verso il bordo opposto, come a formare una "zeta" (percorso) e sempre in modo tale che abbia costantemente il vento nel naso. Solo così può effettuare una buona "cerca" con risultati apprezzabili.
Solo eccezionalmente (una o due volte al massimo) può passare dietro al conduttore perchè, se la cosa si ripete spesso, denota "carenza di cerca";
.- deve si pensare a cercare, ma deve pensare anche al conduttore e con questi rimanere sempre "collegato", per eseguirne gli eventuali ordini che gli indichino o modifichino la cerca stessa.
.- della ferma non ne parlo più di tanto, perchè presumo non debba mancare; dico solo che deve essere "solida", "sicura" e "rigida". Vedremo poi il significato di questi e di altri termini, tutti riferiti alla ferma.
Per gli "spaniels", oltre che all'ottimo collegamento, non essendo fermatori, al frullo del selvatico é richiesta la correttezza e la posizione "seduta". Ciò solo nelle gare ufficiali.
.- il riporto é obbligatorio tanto in gara quanto a caccia. Il cane che non riporta non serve nemmeno a caccia, sempreché il padrone non voglia sostituirsi a lui e non sempre gli sarà possibile (fossi, laghi, dirupi e quant'altro).
Il "dente duro" nel riporto (cioè mastica e danneggia il selvatico) viene come tale penalizzato.
Altrettanto dicasi per l'eventuale "canizza" (cioé il continuo abbaiare durante la cerca, senza alcun motivo).

Le cose, come si può notare, non sono molte; basta che siano fatte più o meno bene.
Da quel più o meno del concorrente ed il più o meno del cane, viene fuori il "giudizio" da cui scaturirà un punteggio che, sommato a quello per l'abbattimento dei selvatici, darà quello complessivo e da esso la conseguente "classifica".
Qui di seguito farò ancora ricorso alle valutazioni che si esprimono nelle gare con Regolamento Sant'Uberto, per poi fare il raffronto col nostro Regolamento.
Si noterà che nessun cenno ho fatto alle "correzioni" perché quel cane "non corretto" che ha svolto una buona cerca, ferma e riporto di tutti i selvatici che potevano essere abbattuti nel turno, andrà quasi certamente in classifica (se anche il conduttore ha riscosso un buon giudizio).
Però, sarebbe una fortuna se il cane "non corretto" trovasse i soli selvatici abbattibili (ed il conduttore preciso nell'abbattimento).
Il problema sorge proprio nel caso in cui ne trovasse un altro che, come detto, non si potrà abbattere (oppure in occasione di errore del conduttore nello sparo).
Se fino a questo punto il cane aveva svolto un buon turno, degno di un buon giudizio, ora è il conduttore che si gioca il posto in classifica oppure, bene che vadano le cose, ne prenderà uno degli ultimi.
Il cane non corretto rincorrerà certamente, come d'altra parte l'istinto gli ha insegnato e certamente si ostinerà ad inseguire, sordo ai richiami.
Il Regolamento Sant'Uberto, infatti, non prevede la rincorsa del selvatico come demerito per il cane ma é demerito la non ubbidienza; ed in effetti io non ho fatto alcun cenno fino a che si trattava dei selvatici che si potevano abbattere (o non sbagliati).
Prevede però il merito per il cane corretto e come tale valutato.
E allora, a parità di prestazione e di giudizio sui turni di due o più cani, chi si deve privilegiare?
La risposta mi sembra talmente ovvia che la ometto.
E se il cane corretto risolve bene su due selvatici, mentre quello non corretto risolve altrettanto bene su tre?
Confermando la parità di prestazione e di giudizio, rispondo ancora: quello corretto!.
Perché? Perchè quest'ultimo ha dimostrato, oltre alla buona prestazione, anche la "capacità di apprendere" gl'insegnamenti dell'uomo; il ché non è da tutti i cani.
Non tutti infatti accettano il "dressaggio". Molti, in questa fase, palesano una "carenza" di carattere che prima poteva essere meno evidente ed ora può manifestarsi in vari modi, quali:
.- il ritrarsi dopo il frullo per paura dello sparo (ciò, non solo per carenza di carattere, ma anche per qualcos'altro che hanno avuto nel posteriore; gli esperti sanno a cosa mi riferisco);
.- il rifiutare (eludere) la selvaggina sulla quale sono stati addestrati (analogo motivo).
Di contro, il cane "non corretto" ha realizzato bene su due selvatici, rincorre si, ma al richiamo rientra subito per riprendere la cerca, mostrando fondo e buone qualità naturali, mentre il cane "corretto" ha realizzato bene su tre selvatici ma con una cerca ristretta, non avida, disordinata; perchè non premiare il primo?
Ed è quello che generalmente accade, perchè le qualità naturali di un soggetto sono gli elementi essenziali che un giudice guarda per primi.
Per qualità naturali si intendono: carattere, olfatto, velocità, avidità, cerca, fondo, continuità, collegamento, stile, riporto e quant'altro.
Se qualcuna di tali qualità manca del tutto o in parte in un cane c'è "carenza", ma se eccede in qualcuna sicuramente cadrà in qualche "errore".
Vero è che le gare sono la riproduzione della caccia e che essa è sinonimo di carniere, ma in gara si giudica "come" quel carniere sia stato realizzato.
In quel "come" sta principalmente il comportamento del concorrente, ma anche il modo in cui il cane ha effettuato il suo lavoro.
Alla finale di un Campionato Italiano ANLC, vinse una batteria un concorrente che aveva effettuato il miglior turno di quella batteria ed il cane aveva risolto positivamente su quattro ferme.
L'attestazione di "cane migliore dell'anno" fu assegnata però ad un cane che aveva realizzato due ferme positive, ma nel suo lavoro aveva evidenziato qualità naturali superiori a tutti gli altri cani in gara.
Nelle gare il carniere non è tutto anzi, è molto meno di tutto.
In verità posso affermare che ciò è difficile farlo capire anche a molti degli stessi "garisti", specialmente se sono abituati a "protezioni".
Ma il Regolamento è chiaro e ad esso non si dovrebbe transigere.
Per quanto concerne il Campionato Italiano del Sant'Uberto, è obbligatorio che il cane sia corretto al frullo ed allo sparo ed il concorrente sia in possesso del Cartellino Agonistico rilasciato nell'anno.


Alcune domande vengono spontanee:

1.-Vi è una differenza olfattiva tra diverse razze di cani?
Rispondo di no, perché la differenza sta solo nel modo diverso di percepire l’emanazione.
Abbiamo infatti cani a natura calma e riflessiva (i trottatori) che vanno a testa alta e percepiscono l’emanazione dal basso verso l’alto; altri a temperamento nervoso ed impulsivo (i galoppatori) che vanno col “bilanciere” testa-collo portato al livello del tronco e percepiscono l’emanazione frontalmente.

2.-Quando un cane viene considerato “in mano” e quando “fuori mano”?
A qualunque distanza esso si trovi ed al richiamo risponde immediatamente, è considerato “in mano”; se non ubbidisce è considerato “fuori mano” e ciò anche a pochi passi di distanza dal conduttore.

3.-Se il cane in ferma sente rumori o altri spari, può lasciare la ferma?
Mai! Il cane in ferma ha l’obbligo di restarci finchè il selvatico regge.
Se lascia vuol dire che rompe la ferma e pertanto è da penalizzare.
L’esempio che ho fatto prima (sfrullo del concorrente mentre il cane è in ferma su altro selvatico) n’è la dimostrazione.

4.-Dopo aver fermato, può il cane “girare” il selvatico?
Se lo fa è a suo rischio e pericolo perché, se fa volare mentre compie tale azione viene penalizzato.
In tale circostanza, nelle prove ENCI e nelle nostre “qualitative” viene eliminato.

5.-Dalla ferma del cane si alza un selvatico, appena il cane riparte se ne alza un altro, è errore del cane o è da considerarsi valido il primo punto?
E’ errore del cane perché deve rimanere ancora in ferma.
Analogamente deve rimanere in ferma fino all’involo dell’ultimo selvatico se trattasi di “brigata”.


Quali le differenze col nostro Regolamento in gare ufficiali? Nessuna per ciò che concerne la valutazione del movimento, della cerca, della ferma, delle qualità naturali e dell'ubbidienza del cane.
Una sostanziale è quella derivante dal fatto che il turno ha termine all'esaurirsi delle cartucce disponibili cioè, come detto, anche dopo pochi minuti.
A mio parere, per questo punto si potrebbe cambiare qualcosa nel Regolamento, perchè ritengo non si valuti appieno il "fondo" del cane, cioè il mantenimento costante dell'andatura fino al termine del turno, e la sua ubbidienza.
Nel nostro Campionato Italiano "Diana" non è previsto alcun obbligo nè per il cane nè per il concorrente, ma certamente non si può dire che non sia particolarmente apprezzato il cane "corretto", sempre che dimostri anche le qualità naturali e le tipicità peculiari (movimento e ferma) della razza di appartenenza.
Altra è quella che prevede l'eliminazione del concorrente qualora la prestazione del cane non risulti conforme al tipo di gara.
Per ultimo è da dire che in nessuna nostra gara ufficiale (Diana) era prevista la partecipazione degli "spaniels", ma dal 2000 anche questi cani hanno la loro batteria nel nostro Campionato.


Valutazione degli errori del cane su terreni di caccia.

Questa aggiunta mi è doverosa per chiarire come ritengo debba essere giudicato il cane in gare di caccia su terreni accidentati per conformazione o per vegetazione, ma soprattutto in circostanze ed eventi che, in altri casi, gli sono riconosciuti come errori.

La maggior parte delle prove di lavoro (Enci), delle prove qualitative (Anlc) e delle gare amatoriali di caccia, si corrono infatti su terreni pianeggianti o lievemente ondulati e con vegetazione formata da "medica" o "prato".
Quante gare di caccia si corrono invece su dei veri terreni di caccia e per tali intendo quelli formati da forti pendii, da calanchi, colline e su cui insiste la più svariata vegetazione, soprattutto quella boschiva o comunque di natura selvatica? Poche in verità!
Le gare ufficiali e particolarmente le eliminatorie regionali e la finale del campionato "Diana" si corrono però su questi terreni ed è qui che il giudice deve valutare l'azione del cane e le sue qualità naturali, particolarmente riferiti al "movimento" e "ferma" e alle varie altre fasi che la precedono o seguono; mi riferisco alla "filata", alla "guidata" o "accostata", ma fondamentalmente valutare se l'involo del selvatico sia avvenuto con azione regolare o meno da parte del cane.
Questa premessa per spiegare qui di seguito i diversi comportamenti del cane su differenti tipi di terreno e di vegetazione, ma in particolare le più caute valutazioni da parte del giudice in funzione di questi fattori e di circostanze intrinseche ad essi.

Su terreni pianeggianti composti da medicai o prato, qualunque cane di qualunque razza da ferma si esprimerà più o meno secondo il suo standard di lavoro.
Il galoppo del pointer sarà più o meno impetuoso, allungato, velocissimo e con tendenza a grande costanza di ritmo e di direzione rettilinea.
Quello del setter inglese sarà più o meno spigliato, elegantissimo e rapido.
Quello del kurzhaar sarà più o meno continuo, energico, esuberante, con spinta vigorosa del posteriore e leggere rampate dell'anteriore.
E così via per le altre razze da ferma.
Al giudice il compito di valutare "quanto" quel soggetto in esame si sia espresso in maniera più o meno aderente al suo standard e così nel valutare il "come" sia andato in ferma e risolto l'azione sul selvatico.
Qui è facile da parte del giudice vedere e vagliare lo "sfrullo" o il "mettere in ala" o il "forzare" o il "caricare" o "l'investire" il selvatico da parte del soggetto in gara e, sia chiaro, sono tutti errori del cane e come tali penalizzati.
Ma nei calanchi o su terreni prevalentemente boschivi o con vegetazione composta da roveti, siepi o comunque di natura selvatica, spesso alta, possiamo pretendere il galoppo, se non anche la filata, la ferma, la guidata/accostata, così come prescritto dallo standard di lavoro di quella razza?
E così come qui si dovrà appena essere più cauti ad esigere lo standard, così dovremo ancor più stare attenti a penalizzare gli errori di cui innanzi; il che è molto impegnativo.
In questi terreni potremo penalizzare sicuramente quel cane che "carica" o che "forza", ma per quanto riguarda lo "sfrullo" dobbiamo prima analizzare se c'è vento e la sua direzione, nonchè se la "cerca" era consona proprio in relazione a tale insostituibile e primario elemento, ma anche la pendenza del terreno e la posizione del cane in quel momento rispetto al selvatico alzatosi in volo.
Nel calanco, infatti, la direzione del vento è incostante e varia nei diversi posti, proprio a causa della forte pendenza; l'effluvio può arrivare male al cane, se non anche all'ultimo momento o in direzione opposta alla sua cerca.
Dobbiamo altresì analizzare la conformazione della vegetazione sul terreno prima di dire che il cane ha "investito" il selvatico e sempre in rapporto a direzione del vento e della cerca, ma stare attenti a penalizzare quel cane che su tali terreni abbia "messo in ala" il selvatico, perchè il più delle volte è il concorrente che sarà costretto a richiedere al cane di accostare il più possibile e che, in conseguenza di ciò, metta in ala il selvatico.
Per fugare perplessità di sorta, volglio ancora ripetere che sto parlando di gare di caccia e non di “prove di lavoro”.

Per meglio capire quanto asserisco, mi corre l'obbligo chiarire i significati dei termini che ho innanzi usato e successivamente esemplificarli.
* "Sfrullo" significa che il selvatico si è alzato per conseguente azione del cane che correva a vento sfavorevole ovvero, peggio ancora, non ha avvertito e fermato pur correndo a vento favorevole e la distanza del selvatico era idonea alla ferma. Diverso dal "frullo" che presuppone l'involo del selvatico senza che il cane abbia minimamente concorso all'evento.
* "Mettere in ala" significa che il cane ha fermato il selvatico e lo fa alzare su invito del conduttore ad accostare fino a che il selvatico sarà indotto all'involo, perchè le circostanze di terreno o di vegetazione richiedevano quel comportamento.
Ciò, non come azione attiva del cane, che deve limitarsi solo ad accostare il più possibile fino ad indurre il selvatico all'involo, ma azione attiva del selvatico conseguente al sentire il cane troppo vicino.
* "Forzare" significa che il cane ha fermato o anche accennato alla ferma del selvatico, ma lo fa alzare di sua iniziativa, peggio ancora se a distanza dal conduttore.
* "Caricare" significa che il cane ha solo avvertito ed accennato la ferma del selvatico a lui lontano e gli corre addosso involandolo.
* "Investire" significa che il cane mette in volo un selvatico che si trova nella sua stessa direzione di corsa. Questo errore del cane è più ricorrente su terreni pianeggianti e presuppone che in precedenza vi sia stato "trascuro" di terreno oppure che il cane non abbia avvertito e fermato in occasione di precedente passaggio "sottovento".
Come si potrà certamente intuire, se stiamo alla canonicità dei termini dobbiamo stare anche alla canonicità dei terreni.

Perchè nelle prove di "caccia pratica" (ENCI) il conduttore richiama subito il cane che si addentra nel bosco o nella fitta vegetazione?
Perchè si vuole vedere il movimento, l'azione, la cerca, la filata, la ferma, la guidata e l'accostata, ma se il terreno è delimitato da bosco o siepi, la cerca del cane va limitata solo al "bordeggiare", per ritornare poi a spaziare sui terreni che favoriscono l'espressione del suo standard di lavoro. Peraltro basta che si veda volare il selvatico sulla ferma del cane.

Nelle gare di caccia però, oltre a questo, vi è anche l'abbattimento e la valutazione del cane va anche o soprattutto sul "come si disimpegna sul terreno per mettere il conduttore nelle migliori condizioni per effettuare lo sparo e l'abbattimento del selvatico".
Ciò perchè non tutti i cani "sanno stare" su veri terreni di caccia e non escludo quelli che, pur bravi, domenicalmente corrono nei quagliodromi o in prove di lavoro.
Si badi bene che ho voluto appositamente evidenziare "oltre a questo", per chiarire che non è che non si debba guardare il movimento o la ferma se o meno nella tipicità della razza, ma valutare anche e con buon senso i casi, le circostanze ed i vari fattori che avranno concorso a che un galoppatore abbia anche trottato o che la ferma sia stata "scattata", o "in piedi", o "semi-schiacciata", quando non doveva esserlo per quella razza.
Non dimentichiamo peraltro che il concorrente va con un'arma carica e che deve sparare, preoccupandosi pertanto di usare tutte le cautele necessarie per non procurare danni a sé o ad altri.
Ma non dimentichiamo neanche che la selvaggina sarà sempre immessa e pertanto spesso restia ad alzarsi ed il più delle volte solo per l'intervento del concorrente.

Immaginiamo allora, caso non infrequente, che il cane vada in ferma su terreno con pendenza tale da rendere difficoltoso l'avvicinarsi del concorrente o la pericolosità che ne deriverebbe se Egli, per far alzare il selvatico, si dovesse servire del movimento di un piede e pertanto rendersi instabile sul terreno con l'arma carica.
Chi è che in questo caso deve risolvere l'azione se non il cane stesso?
Ecco come il cane sarà indotto dal concorrente ad accostare il più possibile fino a che il selvatico non si metta in ala.
Altro esempio:- il cane va in ferma in prossimità di una siepe più alta dello stesso concorrente tale che, all'involo del selvatico, Egli non potrebbe vederlo e pertanto impossibilitato a sparare. Perderebbe così la possibilità di fare carniere e, di conseguenza, i punti previsti per l'abbattimento.
In questo caso il concorrente si dovrà posizionare in condizioni tali da poter vedere l'involo del selvatico e ciò deve essere procurato dal cane su invito del concorrente medesimo che ne deve richiedere l'accostata fino alla "messa in ala".
Al giudice il compito di valutare sia le circostanze, sia che non si tratti di "forzata" o di "caricata" e questo anche se su invito del concorrente stesso perchè, come ho innanzi detto, il "mettere in ala" deve avvenire a seguito di accostata tale che il selvatico sarà indotto ad alzarsi in quanto sente il cane troppo vicino.
Il punto di riferimento e di non facile valutazione sta nel comportamento del cane "nell'attimo che precede" l'involo del selvatico e qui entra in gioco l'esperienza del giudice, che non può essere determinata solo da quanto ha letto in merito, ma da quanto ha visto nelle varie gare che avrà giudicato e, particolarmente, nelle varie volte in cui Egli stesso sia stato giudicato nel gareggiare in simili ambienti di caccia ed in tali circostanze, prima di fare il giudice.
Perciò attenzione all'involo del selvatico dicevo perchè, sia nei quagliodromi che in terreni di caccia, se ciò avviene mentre il cane sta guidando\accostando, viene considerato in movimento ed infatti nelle prove ENCI verrebbe eliminato, mentre nelle gare di caccia viene penalizzato.
Sorge per questo un interrogativo: è preferibile allora non far guidare o accostare il cane?
Rispondo che solo gli acquatici, e non tutti, s'involano dopo un susseguirsi di movimenti delle gambe.
I "nostri" selvatici, invece, un momento prima di mettersi in volo si fermano e partono dopo aver spinto sulle gambe.
Il cane che guida\accosta con raziocinio, avverte quel momento ed in quel preciso momento deve rimanere fermo. Al giudice la valutazione obiettiva di quel momento.

Per ultimo, nelle gare di caccia su terreni accidentati da folta o alta vegetazione e particolarmente nei calanchi, si badi sì allo "stile" che non deve essere mai trascurato, ma maggiormente al modo in cui il cane effettua la cerca, ed al fondo che deve mantenere costante in tutti i 15 o 20 minuti delle gare ufficiali.

Continua.......
Angelo Di Maggio

« Non c'è patto che non sia stato rotto, non c'è fedeltà che non sia stata tradita, fuorché quella di un cane fedele. » (Konrad Lorenz)
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21/08/2009 17:49

Il Giudice - La Relazione - Analisi del Turno -
Ogni associazione venatoria dovrebbe avere i suoi giudici.
Uso il condizionale perchè, a quanto mi risulta, solo l'ANLC e la F.I.d.C. hanno i rispettivi giudici.
Mi scuso fin da ora per l'ignoranza qualora dovesse risultare il contrario.
Quando si giudica una gara, qualunque essa sia, è obbligo del giudice redigere una "relazione" per ogni turno.
Continuerò a far riferimento prima a quanto prescritto dal Regolamento Sant'Uberto, per poi fare il raffronto col nostro Regolamento.
Sulla relazione si deve riportare:-
* il punteggio per ogni singolo capo abbattuto e quello complessivo dei capi abbattuti;
* il punteggio assegnato al concorrente su: "Correttezza, educazione venatoria e sportività" (massimo 20 punti);
* il punteggio assegnato al concorrente su: "Sicurezza ed abilità" (massimo 20 punti);
* il punteggio assegnato al cane (massimo 25 punti);
* il "giudizio" complessivo e sintetico sul turno effettuato dal concorrente (per le voci di cui ai due punteggi che lo riguardano direttamente, non in base alla quantità dei capi abbattuti);
* il "giudizio" sintetico sul cane:- per le tipicità e qualità naturali dimostrate; per quello che è stato il modo e il metodo di cerca, il riporto, la correttezza.
La somma aritmetica dei quattro punteggi darà il totale e da ciò: "La classifica".
Sono vietate le classifiche "ex equo".
In tutte le gare il giudizio del giudice é insindacabile!
Ovvio ora far ricorso più specificamente al Regolamento Sant'Uberto, all'art.17 e commi seguenti, per chiarire quali sono i "criteri di giudizio", in relazione ai quali saranno assegnati i punteggi per il concorrente (altro non sono che la sintesi di quanto ho detto prima in ordine al concorrente).
Per "correttezza ed educazione venatoria" s'intende il comportamento del concorrente in ordine all'osservanza delle leggi nazionali e regionali sulla caccia ed il modo di misurarsi anche in rapporto all'ambiente (cacciatore ecologo).
In particolare sono tenute nel debito conto le seguenti norme di comportamento:-
.- il concorrente deve, in qualsiasi momento, essere in grado di saper valutare le distanze che, a norma di legge, gli consentono lo svolgimento di un normale esercizio venatorio e, in particolare, del proprio turno di gara;
.- deve possedere in misura adeguata il senso di rispetto per le colture e proprietà altrui, tantopiù che l'esercizio venatorio, generalmente, viene svolto su terreno altrui, considerando con quanta accortezza egli si adoperi per evitare eventuale, possibile, danno;
.- è valutato il rapporto che il cacciatore instaura col cane ed il modo di condurlo. Sono valutate le reazioni nel caso di propri errori e\o di quelli del cane.

Attenzione a quel "".... comportamento del concorrente in ordine alle leggi nazionali e regionali sulla caccia…"".
Se una gara è su fagiani o starne, nessun altro selvatico potrebbe essere abbattuto all'infuori di questi. Non è così!
La gara si svolge in un quagliodromo e sulla ferma del cane potrebbe alzarsi una quaglia. Si può sparare perchè la legge ne autorizza l'abbattimento sia nei quagliodromi sia nelle Aziende Agrituristico Venatorie.
Ma ciò può avvenire solo dopo che siano stati abbattuti i capi su cui è la gara; bisogna però avere cartucce idonee a questo tipo di selvaggina.
Vuol dire che se il concorrente ha abbattuto i capi previsti per quella gara (fagiani o starne) ed ha ancora cartucce disponibili per il turno, deve cambiare le cartucce da quelle per fagiano\starna a quelle per quaglie, perchè innanzitutto il turno deve finire con l'arma carica ma la legge vieta di sparare più di due fagiani o starne nell'arco della stessa giornata venatoria (turno).
Se, infatti, ad un eventuale controllo di guardie venatorie si fosse trovati con due fagiani\starne incarnierati e l’arma ancora caricata con cartucce idonee per questo tipo di selvaggina, sicuramente si cadrebbe in contravvenzione; ecco perchè il concorrente è obbligato a cambiare cartucce anche nel turno.
Lo stesso controllo può essere effettuato dal giudice a fine turno.
E’ ovvio che nessun punteggio sarà assegnato per l’eventuale abbattimento di selvaggina diversa da quella prevista per la gara, ma la valutazione del cane ne gioverà, così come quella del concorrente nelle voci “abilità” ed “educazione venatoria”.
Non guasta mai che il giudice dia le regole in merito all’inizio della gara o che i concorrenti ne facciano specifica domanda prima che la gara abbia inizio.

Indirettamente, anche il Regolamento FITASC prevede tali abbattimenti nella specifica in cui chiarisce che è eliminato il concorrente che abbatta selvaggina “non autorizzata”.
In quel “non autorizzata” sta sia un’allodola, una rondine o altri volatili protetti, ma anche quella che è possibile abbattere solo a caccia aperta o nello specifico periodo, ed anche quella che la legge di una regione ne ha autorizzato l’abbattimento solo nei quagliodromi o AA.AA.VV.
Per "sportività" s'intende il comportamento del concorrente in rapporto alla selvaggina ed al proprio cane.
In particolare sono tenute nel debito conto, le seguenti norme di comportamento:-
.- é valutato il modo di comportarsi nei riguardi dei giudici, organizzatori ed altri concorrenti;
.- é considerato grave demerito sparare a selvatici imbroccati (cioè sugli alberi), pedinanti o al covo. L'eventuale capo abbattuto nelle condizioni di cui sopra, non viene considerato valido ai fini del punteggio previsto per l'abbattimento;
.- é considerato grave demerito sparare a selvatici fuori tiro, nonché a quelli che si dirigono verso gli astanti o pubblico (io aggiungo: anche se la distanza da costoro lo consente);
.- é considerato grave demerito sparare ad un selvatico che, pur mancato, per una valutazione oggettiva della giuria, sarebbe stato difficilmente recuperato;
.- é considerato grave demerito abbattere un selvatico e non recuperarlo;
.- qualora un selvatico abbattuto e non recuperato al momento, venga recuperato nel prosieguo del turno di gara, è considerato comunque demerito;
.- qualora un selvatico viene abbattuto e non recuperato al momento, ma recuperato dallo stesso concorrente o anche dalla giuria, successivamente all'incarnieramento dei selvatici previsti per la gara, il concorrente viene squalificato, ai sensi dell'art.15.2;
.- é valutato lo stato della selvaggina incarnierata, in quanto la giuria deve verificare che non sia stata danneggiata dal tiro.

Per "sicurezza ed abilità" s'intende l'osservanza delle norme di sicurezza nello svolgimento del turno di gara, al fine di non nuocere a sé stesso e agli altri e tutto il bagaglio tecnico messo in atto per il miglior esito del turno di gara.
In particolare sono tenute nel debito conto le seguenti norme di comportamento:-
.- é valutato il modo di portare il fucile procedendo da soli o in vicinanza della giuria o degli addetti alla gara;
.- é considerato grave demerito procedere costantemente col fucile in posizione di sparo e col dito sul grilletto;
.- é valutato il comportamento nell'affrontare ostacoli o comunque terreni insicuri, provvedendo, ove occorra, a scaricare l'arma e controllare le canne;
.- é considerato demerito utilizzare il fucile per scacciare selvatici dai cespugli;
.- é valutato, in ordine alle difficoltà, il comportamento del concorrente che, per un sollecito reperimento del selvatico, decida oculatamente di svolgere il proprio turno di gara in zona boscosa o comunque accidentata;
.- é valutato, in rapporto al selvatico che si sta cacciando, l'idoneità del tipo di cartuccia e strozzatura del fucile che si intendono usare;
.- é considerato grave demerito l'omissione di sparare a selvatici levatisi a tiro ed in buone condizioni di visibilità;
.- sono norme da tenere nel debito conto: la capacità di scelta del terreno migliore per un rapido reperimento della selvaggina, mantenendo il massimo silenzio durante il proprio turno di gara, al fine di realizzare il miglior accostamento al selvatico.

Quali le differenze col nostro Regolamento in gare ufficiali? Nessuna relativamente ai criteri di giudizio in generale.
Le sostanziali stanno solo nel punteggio:-
.- la valutazione del concorrente ha un'unica voce e riguarda la sua azione di caccia nel suo complesso, con un punteggio massimo di 10.
.- Lo stesso punteggio massimo di 10 si attribuisce al cane per quanto complessivamente ha espresso nel turno ed in quel "complessivamente" stanno tutte le valutazioni di cui innanzi


LA RELAZIONE.

La relazione non è altro che la descrizione, in sintesi, di quanto si è verificato nel turno svolto dal concorrente e dal cane.
E' indubbio che, nel turno, sia l'uno che l'altro hanno tenuto dei "comportamenti" e sono questi che devono essere valutati dal giudice.
Proprio perchè ha lo scopo di evidenziare siffatti comportamenti, in essa deve essere riportato tutto quanto il giudice -e solo lui- ha visto (e annotato).
Ogni concorrente, infatti, ha il diritto di sapere come è stato giudicato il suo comportamento e quello del suo cane. Anche (o forse soprattutto) perché si vuole "pesare" la preparazione del giudice.
E' regola redigere la relazione alla fine di ogni turno ed allo stesso momento assegnare i punteggi e quello complessivo.
Non guasta però riportare su di essa, nel corso del turno, dei segni convenzionali che ricordino eventuali fatti episodici del cane (ferme senza esito, sfrulli, rientri, passaggi a tergo del conduttore, oppure ferme risolte, con filata, guidata/accostata o altro).
Gli eventuali errori del concorrente però, siano riportati subito in relazione (io, oltre a ciò, sono solito comunicarli, con garbo, al concorrente alla fine del suo turno).

VALUTAZIONE DELLE DUE COMPONENTI
(concorrente e cane)
Nelle gare del "Sant'Uberto" o "Diana", le componenti di un turno sono due: il concorrente ed il cane. La selvaggina è solo il traguardo delle due componenti.
E' ovvio che un turno deve perciò essere valutato nel complesso di queste due parti e non come la risultanza della selvaggina abbattuta.
La qualità preminente alla quantità!
In altri termini, concorrente e cane sono i soggetti del turno ed il giudice, nella sua relazione, deve riportare il comportamento dei due, aggettivando in positivo fino al negativo l'insieme dei fattori che determinano tali comportamenti e da ciò la classifica.
E' buona norma che i giudici, all'inizio di ogni gara, illustrino ai concorrenti tale importantissima premessa.

ANALISI DEL TURNO

CONCORRENTE (o cacciatore):
.-scelta del terreno da battere in relazione al vento.
Aggettivazioni:- sceglie bene il terreno; oculata la scelta del terreno; appropriata la scelta del terreno; poco oculata o poco appropriata; non oculata o non appropriata.
.-conduzione, esplorazione del terreno e collegamento con l'ausiliare.
Aggettivazioni:- conduce con metodo e ben collegato con l'ausiliare fa esplorare tutto il terreno a disposizione; conduce con poco metodo, poco collegato, fa esplorare solo in parte il terreno; lascia l'iniziativa all'ausiliare.
.-atteggiamento attivo.
Aggettivazioni:-effettua un turno silenzioso; poco silenzioso; troppo rumoroso (troppo uso del fischio o della voce).
.-portamento dell'arma.
Aggettivazioni:-buono il portamento dell'arma; portamento dell'arma non appropriato.
.-correttezza, educazione venatoria e sportività (comportamento col pubblico o giuria, in prossimità di strade, in terreno accidentato con conseguente apertura dell'arma, raccolta dei bossoli, comportamento con l'ausiliare e con la selvaggina).
Aggettivazioni:-corretto.
Qualsiasi altro comportamento non idoneo per il quale è prevista la penalizzazione o eliminazione deve essere singolarmente riportato in relazione. Attenzione al servizio dell'ausiliare (serve il cane dalla parte sbagliata significa che il concorrente non ha avuto cura di porsi nella posizione idonea acchè l'involo del selvatico avvenisse nella direzione opposta o laterale a pubblico o giuria).
.-sicurezza ed abilità (maneggio dell'arma e abbattimento della selvaggina).
Aggettivazioni:-sicuro e preciso al servizio; poco preciso; impreciso.

In sintesi (se turno positivo o con le debite aggettivazioni decrescenti fino al negativo):-
Sceglie bene il terreno in relazione al vento. Conduce con metodo e ben collegato con l'ausiliare fa esplorare tutto il terreno. Silenzioso. Buono il portamento dell'arma. Corretto, sicuro e preciso al servizio.

CANE:- .-partenza. Aggettivazioni:-corretto alla partenza (se, sguinzagliato, aspetta il via ai piedi del concorrente); parte appena sguinzagliato.
.-movimento (galoppo o trotto più o meno aderente allo standard; coordinamento dell'anteriore col posteriore) e portamento di testa.
Aggettivazioni:-movimento nella tipicità della razza; in linea e ben coordinato; discretamente in tipo (o in linea); discretamente coordinato; poco in tipo (o in linea); non in tipo; non in linea e non coordinato (es. bascula, scoda). Buono, discreto o non coordinato il portamento di testa col movimento o in relazione al vento.
Tenere presente che, particolarmente nei galoppatori, solo una buona angolatura del posteriore determinerà un buon movimento mentre l'anteriore lo riceve e funge da ammortizzatore. Una scarsa angolatura evidenzierà il "picchiare" sull'anteriore.
.-azione.
Aggettivazioni:-continua; costante; discontinua, inframmezzata da pause o dettagli.
.-cerca (esplorazione del terreno).
Aggettivazioni:-molto, poco o scarsamente ordinata; avida o poco avida; estesa o poco estesa; sbilanciata a destra o a sinistra; ristretta; condizionata da alcuni o numerosi rientri; prevalentemente a tergo del conduttore.
.-presa di punto (ferma).
Aggettivazioni:-ferma in stile (aggiungere eventuale filata o successiva guidata\accostata); ferma con buona espressione; ferma con poca espressione; ferma in piedi (se setter inglese o griffone Korthals che devono fermare invece piegati sul posteriore); ferma sollevato sul posteriore. Si descrivano le singole ferme e si riportino le ferme senza esito, sfrulli o altri errori (es. carica, investe, rincorre a fondo e quant'altro).
.-riporto.
Aggettivazioni:-riporta a comando; riporta sollecitamente o poco sollecitamente; stenta il riporto (quando lascia, riprende e riporta oppure lascia a distanza dal conduttore); riporto impreciso (quando non porta direttamente in mano o ai piedi del conduttore ma lascia ai lati o fa il giro); riporta con dente duro; mangia il selvatico; nasconde il selvatico.
.-collegamento.
Aggettivazioni:-ben collegato; poco collegato; scarsamente collegato; indipendente dal conduttore; sordo ai ripetuti richiami. Ricordare che il turno ha termine non al suono della tromba ma al guinzagliamento del cane.
.-fondo (cioè il mantenimento dell'andatura sempre costante fino al termine del turno).
Aggettivazioni:-buono il fondo; poco fondo; cala o crolla nel finale.

In sintesi (se positivo o con le debite aggettivazioni decrescenti fino al negativo):-
Corretto al piede. Movimento nella tipicità della razza e buon portamento di testa. Azione costante. Cerca avida, ordinata e ben estesa ai lati. All'incontro col 1° selvatico ferma in bella espressione ed in stile. Risolve (dopo lunga o breve guidata\accostata) e, corretto al frullo ed allo sparo, riporta (a comando) sollecitamente. Si ripete ottimamente sul 2° (e così via). Buono il collegamento ed il fondo.

Tenere presente che è buona norma per il giudice compilare comunque la relazione per concorrente e cane anche se non c'è incontro, assegnando un punteggio che non supererà mai, nel complesso, quello dell'accoppiata (concorrente-cane) ultima in classifica che bene o male abbia realizzato almeno un abbattimento ed incarnieramento.

Così dicasi per le prove qualitative, ove concorrente è solo il cane e non c'è qualifica per quello che non abbia realizzato positivamente almeno su una ferma.
Si compili pertanto la relazione sul cane anche se non c'è incontro, valutandone il movimento e portamento di testa, azione, cerca, collegamento e fondo come sopra, poi scriva "non incontra".-


II TURNO IN FUNZIONE DEL "GIUDIZIO".

Si è potuto notare che le componenti del turno sono due: comportamento del concorrente e lavoro del cane sul terreno. La selvaggina quale traguardo delle due componenti.
Perciò, in relazione agli uni e agli altri, ritengo di poter affermare che il turno non è altro che: "Quel lasso di tempo che permette al giudice di valutare ciò che le componenti svolgono sul terreno e sulla selvaggina, per esprimere in merito il proprio giudizio".
Troppi sono però i fattori che incidono su un turno: il vento, la selvaggina, il terreno, le avversità atmosferiche, l'orario, la stagione, quando non anche le condizioni di salute del cane; da non confondere con lo scarso allenamento.
Al mutare delle condizioni sopra esposte, può certamente mutare il rendimento del cane, sempreché all'interno di esso vi sia un buon motore, un ottimo cervello, la tipicità della razza ed un buon dressaggio.
Il giudizio é un termine astratto e tale deve rimanere nella mente del giudice.
Il turno è fine a sé stesso. Significa che quello che si è visto in quel momento non è ripetibile.
La prestazione del cane in quel turno, pertanto, non deve mai "bollare" né positivamente né negativamente e il giudice non deve mai "ricordare" come ha giudicato quel soggetto in precedenza, ovvero come altri giudici hanno valutato quel cane in altre gare.
Il giudizio deve basarsi solo su fatti inoppugnabili ed oggettivi di quel momento, che non si prestino ad interpretazione discrezionale.
Le interpretazioni occorrono ma devono essere razionali e non intuitive.
Per dire che quel soggetto "non guida", si deve vedere il selvatico che sta pedinando ed il cane non lo segue.
Analogo discorso vale per il giudizio sul concorrente.
Mai il giudice deve lasciarsi influenzare dal "nome" del concorrente, ed analogamente mai deve lasciarsi condizionare da commenti positivi o negativi del pubblico che assiste alla gara.


IL CAMPIONATO INTERNAZIONALE "F.I.D.A.S.C."

Nel concludere l'argomento "gare", ritengo utile si sappia che la F.I.D.A.S.C. (Federazione Internazionale Discipline con Armi Sportive da Caccia) programma annualmente numerosi Campionati Internazionali, quali il tiro al piattello, con l'arco ed altri, e tra essi il Campionato Internazionale per cani da ferma e da cerca.
A tali Campionati partecipano tutte le Organizzazioni sportive degli Stati che a detta Federazione aderiscono.
Per l'Italia partecipa il CONI, a mezzo delle specifiche Associazioni o Federazioni Sportive da esso riconosciute.
Si era dell’avviso che la FIDASC potesse inserire nel programma del Campionato Internazionale anche le gare con abbattimento del selvatico, ma né il CONI né la FCI (Federazione Cinofila Internazionale) le hanno riconosciute e pertanto tali gare sono rimaste riconosciute e spesate dalla sola FidC.
Per il Campionato Internazionale FIDASC sono valevoli, pertanto, solo le prove di lavoro per cani da ferma su selvaggina naturale riconosciute dall’ENCI e dalla FCI.

Ritengo però utile riportare qui di seguito quanto è previsto per le gare con abbattimento valevoli per il Campionato Internazionale FidC.
Le regole del Campionato per cani da ferma e da cerca sono sancite nel Regolamento Internazionale Sant'Uberto che, dall'art. 1 all'art.4, comma 7, paragrafo 2, ha le stesse norme e gli stessi criteri di giudizio del Regolamento F.I.d.C., tranne che per la programmazione (2 giornate), i turni (uno per giornata) e per il punteggio.

In questo Regolamento, infatti, la giuria ha a disposizione un totale di 100 punti, così suddivisi:-
.- un massimo di 20 punti per il tiro (10 per ogni capo abbattuto di prima canna e 5 se di seconda). Toglie 5 punti al concorrente per ogni capo mancato con uno o due colpi;
.- un massimo di 50 punti per l'azione realizzata dal cacciatore (di cui 15 per correttezza ed educazione venatoria, 15 per sportività e 20 per sicurezza ed abilità).
Se il cacciatore spara ad un capo di selvaggina autorizzato ma che non è stato precedentemente fermato o lavorato dal suo cane, otterrà solamente un massimo di 15 punti (nel giudizio sull'azione svolta dal cacciatore) a causa della mancanza di sportività.
.- un massimo di 30 punti per valutare la "performance" del cane (di cui 15 per le qualità naturali e 15 per "gli aspetti del dressaggio").

Continua.....

Angelo Di Maggio

« Non c'è patto che non sia stato rotto, non c'è fedeltà che non sia stata tradita, fuorché quella di un cane fedele. » (Konrad Lorenz)
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25/08/2009 16:55

IL LAVORO DEL CANE DA FERMA
INTRODUZIONE:

Nell'introdurre questo argomento, ritengo possa far riferimento a numerosi documentari che ho visto sui felini, ovviamente nel loro habitat naturale: la savana.

Diverse sono le abitudini e le tecniche di caccia di questi animali; chi ha abitudini solitarie caccia autonomamente, chi vive in branco caccia in collaborazione con altri del suo branco. Tutti però cacciano per procurarsi da mangiare.

Di quelli che cacciano autonomamente, chi ha maggiori probabilità di riuscita in un'azione di caccia è il più veloce e resistente nell'inseguire; quello non avrà mai problemi per sfamarsi. I meno veloci e resistenti della stessa razza mangiano quando hanno più fortuna; sicuramente devono accontentarsi di prede più o meno piccole.
Di quelli che cacciano in branco, chi è quello che parte subito all'inseguimento della preda? Il più veloce e resistente; gli altri, i gregari, collaboreranno ad immobilizzare la preda, anche quelle di grosse dimensioni. L'unione fa la forza!

Quali sono gli elementi in comune degli uni con gli altri? La velocità e la resistenza.

Sarà stato certamente così anche per il cane dell'uomo primitivo.
Egli però, quando ha capito che questo genere di animale era addestrabile, lo ha abituato ad inseguire per lui, a cacciare per lui e non più per sé stesso.
Finchè ha avuto abbondanza di selvaggina, l'uomo ha preferito il cane che avesse più olfatto, o più intelligenza, o più carattere. Non ha preferito quello più veloce e resistente.

Arrivati ai giorni nostri però, la selvaggina è cominciata a scarseggiare e allora si è andati sempre più alla ricerca di quel cane che accomunasse un pò tutti gli elementi di cui innanzi, ma la velocità e la resistenza sono divenute fondamentali non più al solo fine di inseguire, ma soprattutto per reperire.
Il segugio ha sempre soddisfatto il suo padrone per la selvaggina da pelo; e per quella pennuta?

Si evince che dovettero essere selezionati cani i quali, non solo dovevano trovare la selvaggina ma, quella poca trovata, non la dovevano far volare via prima dell'arrivo del padrone.
Sembra ora fin troppo facile capire come si sia arrivati al cane da ferma.

E così in Europa, a seconda della conformazione del terreno delle varie Nazioni, si diversificarono le razze. Questa diversificazione, perciò, non avvenne seguendo gusti di sorta, ma solo per esigenze di carattere ambientali.

In Italia, con terreni a maggioranza declivi e boscosi, spesso paludosi, si imposero cani che non dovevano battere lontano dal fucile. Bracchi e spinoni la fecero da padroni proprio per la loro cerca ristretta, instancabili su qualunque tipo di terreno e con qualsiasi temperatura.

In Francia e Germania, con terreni misti, si imposero razze dalla cerca più ampia, ma non troppo; breton e kurzhaar sopra ogni altra.

In Inghilterra, con vaste lande e brughiere (i moors), si era quasi obbligati a selezionare razze dalla cerca molto ampia e soprattutto veloce perché, in poco tempo, dovevano battere ampi appezzamenti per poi passare ad altri della medesima grandezza. Quali cani potevano soddisfare queste esigenze se non i pointer e i setter?

Successivamente, quando il riempire la pentola non fu più un problema, il lavoro del cane divenne uno sport, una competizione, una gara.

In questo capitolo ho ritenuto opportuno parlare di tutto quello che è utile sapere sul lavoro del cane in funzione delle gare. Non ho tralasciato però nè le cause che evidenziano gli errori, i difetti e le carenze del cane, nè i fattori che concorrono a determinare il buon andamento o meno della sua gara.
Per ultimo, qualche elemento di cinematica canina, perchè gli standard di lavoro sono già riportati nel forum.


Il vento.
Termine sconosciuto a molti cacciatori, i concorrenti farebbero "la danza del ventre" per averlo nel proprio turno. Semprechè non sia forte o facilmente variabile; in tali casi é facile che danneggi.
Il vento è l'elemento essenziale per l'olfatto del cane, in quanto porta le particelle odorose del selvatico nel suo naso. E se il naso è buono, si vedranno delle ferme eccellenti (almeno per la distanza).
Il caldo e l'assenza di vento non fanno altro che alzare le particelle odorose del selvatico e pertanto difficilmente giungono al naso del cane.
In presenza di questi fattori negativi sono facili gli sfrulli, ma se in queste circostanze ci sono ferme risolte, sicuramente il giudice ne terrà conto nella relazione ed ai fini della stessa classifica.


Azione, percorso e cerca.
Sono dei nomi astratti, i cui significati si possono definire solo spiegandone lo svolgersi sul terreno.
L'azione non è altro che il rendimento che il cane fornisce nel turno.
Diverse possono essere le aggettivazioni che all'azione possono essere attribuite e che rendono bene l'idea di quello che è il rendimento del soggetto:- continua, incessante, ininterrotta, insistente, costante, assidua, discontinua, alternata, interrotta.
Il percorso è punto cardine della cerca.
Sciolto bene a vento, il cane deve sviluppare la sua velocità ai lati del conduttore e spingersi il più possibile all'estremità del terreno da un lato e ritornare nella direzione opposta, sino all'estremità dell'altro lato del terreno stesso; deve continuare questa serie di andirivieni sempre più avanti, fino ad averlo battuto per tutta la sua estensione. La serie di andirivieni si chiamano "lacets".
Nello spingersi avanti, il cane va in diagonale i cui terminali arrivano ai bordi del terreno, a congiungersi con le estremità dei lacets come a formare una "Z"; ebbene, questo è il percorso.
In sintesi e sempre astrattamente si può dire che il percorso è il metodo che il cane applica ed il disegno che lo stesso forma sul terreno.

La cerca è l'insieme delle due componenti (metodo e disegno) che il cane mette in atto per il reperimento della selvaggina.
Percorso e cerca però, sono entrambi condizionati dal vento; gli uni sono essenziali per sfruttare al meglio l'altro e viceversa.
Infatti, se manca il vento sicuramente percorso e cerca saranno poco redditizi, ma se i due non sono effettuati nel miglior modo, ci può essere il miglior vento possibile, l'incontro sarà solo casuale e gli sfrulli una continuazione.
Non sempre però il percorso è essenziale per la migliore cerca.
La configurazione del terreno, la vegetazione che su di esso insiste e il tipo di selvaggina su cui poggia il turno, sono fattori condizionanti per il percorso.
Se il turno si svolge in terreno boschivo o comunque accidentato, non si può certo pretendere il percorso dal cane anzi, in tal caso è deleterio l'attuarlo in quanto lavoro inutile e dimostrerebbe che quel cane non ha esperienza di caccia, nè della selvaggina che si intende trovare.
Il percorso è assolutamente indispensabile su terreni estesi, pianeggianti o leggermente ondulati, coperti della vegetazione adatta alla pastura del selvatico, tipico di quel terreno.
La cerca è condizionata anche alla densità della selvaggina; se ce n'è molta, c'è poca cerca.

La filata.
E' l'azione che il cane compie non appena avverte, in lontananza, un leggero effluvio di intensità talmente leggera da non provocare la ferma.
Da non confondere con l'accertamento, perchè questo presume una intensità più forte che spesso porta ad una ferma, risolta o non risolta che sia.
Nella filata il cane interrompe il percorso e rallenta la corsa (galoppo o trotto), si porta nella direzione dell'effluvio e se si accorge di essersi sbagliato riprende immediatamente la corsa ma, se si rende conto della reale presenza del selvatico, pian piano rallenta fino a fermarsi completamente.
Gli standard di lavoro delle varie razze ne descrivono i diversi particolari.

La guidata.
E' l'azione che il cane compie solo dopo che ha fermato e, avvertendo che il selvatico si sta allontanando di pedina, lo segue per non perdere l'emanazione, aspettando l'involo.
E' un'azione non voluta dal cane, il quale ne è indotto solo dalla pedina del selvatico.
E' invece un'azione spontanea del cane.
Anche questa azione è meglio descritta negli standard di lavoro delle diverse razze.

L'accostata.
E' l'azione che il cane, dopo la ferma, compie per avvicinarsi al selvatico fermo pure lui.
E' un'azione che il cane può risolvere, con cautela, spontaneamente.
Può non significa deve; pertanto mai il cacciatore\conduttore dovrebbe pretenderla, costringendo il cane ad eseguirla.
Egli però può attuare degli accorgimenti che permettono l'involo del selvatico; far rumore, tossire, calpestare il terreno nella direzione che il cane indica con gli occhi e naso.
Mai, comunque, si dovrebbe forzare il cane ad accostare.
Perchè il condizionale? Perchè la realtà è diversa, imposta dal tempo e dalla foga del punto. Si ricordi anche delle circostanze di cui ho parlato innanzi riferendomi al “mettere in ala”, ma si tratta solo di “circostanze” di “quel” momento e di quel terreno.

Riepilogando, in sintesi:- la filata è l'azione che il cane compie prima di fermare; la guidata la compie dopo la ferma a selvatico pedinante; l'accostata la compie dopo la ferma, per avvicinarsi al selvatico fermo.
Nessuno può capire se il cane, muovendosi dopo la ferma, stia guidando o stia accostando. Solo lui lo sa, ammenoché non si riesca a vedere il selvatico.
Ad un certo punto, dopo che il cane ha guidato/accostato, ci si può accorgere che rifiuta di andare oltre; significa che sente il selvatico molto vicino.

La ferma.
Sono state sempre tante le discussioni tra illustri cinofili per individuare se la ferma fosse o no un carattere innato nel cane pertanto trasmissibile, oppure acquisito.
Sono infatti eccezioni i cuccioli che fermano un selvatico al primo incontro.
L'istinto li porta ad accertarsi di che si tratta e pertanto si avvicinano senza alcun cenno di ferma così che, al frullo (più sfrullo perchè "forzano"), partono per rincorrere quell'animale a loro strano.
Si arriva all'intervento dell'uomo col "fiocco", a far capire al cucciolo la ferma.
Ciò vuol dire che è l'uomo ad insegnare o, più probabilmente, a far emergere l'istinto?
Succede spesso che cuccioli, senza alcun intervento dell'uomo, fermino da soli dopo tre o quattro volte che hanno visto frullare.
E allora la ferma: carattere naturale o acquisito? Le discussioni potrebbero prolungarsi all'infinito, senza mai giungere ad un accordo.
La scienza ufficiale indica i caratteri acquisiti non trasmissibili.

Occupandoci più in particolare della ferma come azione del cane, è da dire che essa differisce tra razze e razze.
Nei continentali italiani è preparata, morbida e con ridotta tensione dei muscoli.
Nei continentali esteri è più tesa e rigida, non sempre preparata, spesso scattata.
E' nelle razze inglesi che raggiunge l'apice e nel pointer in particolare: rigida al massimo, statuaria; il puntatore per eccellenza.
D'altra parte furono proprio gli Inglesi che la richiesero ai loro ausiliari e solo per questo, probabilmente, lasciarono che si allontanassero per una cerca spaziata alla grande, come la natura dei loro terreni e della selvaggina poteva consentire.
Tutti i cani da ferma in tale azione restano immobili, quasi paralizzati; basta che non gli si paralizzi pure il cervello perchè, solo quando questo funziona, al minimo movimento del selvatico pedinante, devono lasciare la ferma e andare in guidata.
Posso anche aggiungere che non tutti i cani fermano più secondo lo stile di razza, perchè la maggior parte li si vede fermare quasi sempre di scatto.
Lo stesso setter è più facile vederlo che "si butta a terra", mentre lo standard dice:".... gradatamente rallenta e si irrigidisce in ferma".
Solo i continentali italiani ed il breton si salvano in quanto, ai primi gli si pretende di mantenere l'andatura entro i limiti del trotto ed il secondo perchè gli è prevista una ferma scattata.
Lo stile della razza di appartenenza si evidenzia proprio dall'andatura e dal modo in cui il cane va in ferma.

Diverse sono le espressioni che il cane assume in ferma e diversi sono stati gli aggettivi che ad essa sono stati attribuiti, a seconda del comportamento del cane in tale azione.
Premesso che il giudice non deve mai esprimere aggettivazioni sulla ferma nella relazione, è bene però che conosca quali si attribuiscono alla ferma e ciò al fine del suo personale giudizio.

Molti di tali aggettivi, infatti, sembrano uguali ma diversa è la spiegazione:-
ferma solida:- vuol dire che il cane non rompe la ferma e la manterrà fino a quando il selvatico glielo permette.
ferma avida:- quando il cane esprime forte desiderio di arrivare al selvatico;
ferma sicura:- quando il cane dà l'impressione che il selvatico è realmente presente. La si denota dall'espressione del cane che dimostra sicurezza; ecco perchè è chiamata anche ferma espressiva;
ferma rigida:- vuol dire che il cane è immobile. Il solo movimento della coda, fa si che la ferma non sia più rigida;
ferma d'autorità:- quando il cane ferma perchè convinto di aver trovato il selvatico;
ferma di consenso:- ferma del cane che ha visto altro cane in ferma (d'autorità). Sia questa che quella d'autorità, sono termini usati nelle prove di lavoro;
ferma preparata:- se preceduta da tentennamenti, da esitazioni;
ferma aggiustata:- detta anche ferma ritoccata; quando, dopo una prima stasi, il cane ne compie una seconda senza alcun motivo e di sua iniziativa, quasi per avvicinarsi al selvatico fermato; è molto simile all'accostata;
ferma interrotta:- quando il cane ferma, lascia e riferma più avanti con breve accenno di ripresa della cerca;
ferma incerta:- può avere due significati: il primo, se il cane non riesce a solidificare la ferma; il secondo, se il cane dà l'impressione che il selvatico non è realmente presente e può trattarsi di ferma senza esito;
ferma forzata:- quando il cane, dopo un breve accenno di ferma, dà sotto al selvatico e lo carica di sua iniziativa;
ferma a vuoto o in bianco o, più correttamente, senza esito:- quando il cane "tiene" la ferma, ma anche all'intervento del conduttore coi piedi a pestare il terreno o con rumore, non palesa alcun selvatico.
Per essere considerata ferma senza esito, abbisogna che vi sia l'intervento del conduttore. Ma se il conduttore non interviene ed il cane, anche dopo aver sostato un pò, lascia e riprende la cerca, non può considerarsi ferma senza esito ma "arresto spontaneamente risolto";
ferma catalettica:- erroneamente attribuita al pointer solo per la sua ferma statuaria;
ferma eretta:- è la tipica ferma del pointer, da dominatore, consapevole dei propri superiori mezzi olfattivi;
ferma di rovescio:- quando il cane ha un'improvvisa olfazione portatagli dal vento, nella direzione opposta alla sua corsa e non può far altro che girare su se stesso, di scatto.
Per quanto bella da vedere, è un errore del cane (se non anche del conduttore) in quanto corre con vento sfavorevole;
ferma girata:- quando il cane in ferma gira intorno al selvatico per porlo tra lui e il conduttore.
ferma imprecisa:- se il selvatico si leva in volo da posizione diversa da quella indicata dal cane. Può accadere quando il selvatico si è spostato senza essere guidato dal cane.
ferma corretta:- quando il cane rimane corretto al frullo e allo sparo, aspettando l'ordine per il riporto a comando;
ferma con precedente filata;
ferma con guidata;
ferma con accostata: è chiaro il significato dei tre termini, ma rimane aperto sempre il discorso sul fatto che bisogna vedere il selvatico per dire se si tratta di guidata (pedinante) o accostata (fermo);
ferma in profondità:- quando è realizzata molto avanti al conduttore;
ferma al termine del lacet:- chiaro il significato, è molto apprezzata perchè indice di cerca avida;
ferma al termine del turno:- anche questa di chiaro significato, è apprezzata perchè il cane dimostra di avere fondo e ancora i riflessi pronti fino alla fine del turno.

Continua......

Angelo Di Maggio

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31/08/2009 09:58

Il Riporto, gli errori, le carenze, i difetti
Il riporto.

Molti sono stati i maestri della cinofilia che hanno parlato del riporto del cane.
Giulio Colombo, per esempio diceva: "A tutti i cani da ferma, salvo eccezioni, è possibile insegnare il riporto, anche a quelli che non ne hanno spontanea attitudine, perchè non assuefatti dalle origini, come i cani da ferma inglesi".
Però diceva pure: "Molti, specialmente i bracchi italiani, hanno il riporto innato e non c'è che coltivarlo".
Giacomo Griziotti: "Il riporto, per ordine di importanza, è l'ultima delle qualità del cane da ferma, tanto è vero che i cani da ferma inglesi non riportano, pur essendo eccellenti sotto ogni altro rapporto".
Felice Delfino:"Il riporto si può ottenere anche da un cavallo, da un mulo, da un asino o da qualunque animale domestico o selvaggio capace di abboccare e riportare".
Altri giustificano il mancato riporto dei cani da ferma inglesi col fatto che si rovinano la correttezza al frullo e allo sparo.
Arkwrigth contraddiceva tutti affermando che i suoi pointer riportavano e qualcuno anche meglio di molti riportatori (evidente il paragone coi retrivers).
Alberto Chelini: "E del resto l'origine dei fermatori inglesi non è autoctona ma si ritiene poggi sui perdigueros spagnoli e bracchi italiani (i pointer) e sugli epagneul francesi (i setter), tutte razze riportatrici".
E di rimando alle affermazioni di Colombo sui bracchi italiani: ""Se si riconosce ad una razza il riporto come qualità innata, essa deve essere accreditata a tutte, essendo il cane "specie", quindi avendo un comune patrimonio genetico"".

In verità, il cacciatore non si preoccupa se il riporto sia o meno patrimonio genetico.
Si preoccupa solo di insegnare al cane, a qualsiasi razza da ferma appartenga, di riportare la selvaggina e gli va bene pure se gliela lascia a terra a tre o quattro metri da lui.
In gara il discorso è diverso, perchè il riporto si intende concluso solo quando il selvatico viene consegnato nelle mani o depositato ai piedi del conduttore (altrimenti c'è il riporto "difettoso" o "stentato").
E per quanto riguarda i cani da ferma inglesi, posso assicurare di aver visto setter e pointer effettuare il riporto a comando "da manuale", ovviamente dopo essere stati anche correttissimi a frullo e sparo.
Ci vuole il carattere, l'intelligenza e la passione del cane, ma ci vuole anche un buon "maestro" con la pazienza necessaria.
La bocca del cane ha lo stesso valore delle mani per l'uomo. Anche un bambino all'inizio non sa usarle, ma dopo impara; la stessa cosa vale per i cani e mi scuso per il paragone non troppo ortodosso.
Un cane che non riporta è un mezzo cane per la caccia, nulla per le gare e pertanto fortemente penalizzato.

Gli errori, le carenze ed i difetti del cane.
Per parlare di questi argomenti, essendo specificità e non teorie, sento il dovere di ricorrere direttamente a quanto scritto dal Chelini il quale, secondo me, ha trattato la materia con più dovizia di particolari.

Gli errori.
Premesso che l'errore è un comportamento momentaneo inadatto, episodico ed occasionale, può essere determinato da un'errata valutazione olfattiva (errore d'olfatto), da cattivo metodo di cerca (errore di cerca) o da carenza di dressaggio (errore di dressaggio).
In sintesi si tratterà sempre di errori, ma vediamo in particolare:-
- errori di olfatto sono: lo sfrullo, la ferma senza esito, il sorpasso e il dettaglio;
- errore di cerca è: il trascuro di terreno;
- errori di dressaggio sono: rincorsa di selvatico, scorrettezza allo sparo, mancato consenso (in prove di lavoro), fuori mano durante o alla fine del turno, passaggi a tergo del conduttore.
Le definizioni mi sembrano così chiare che non ritengo utile alcun commento.

La carenza.
E' la mancanza totale o parziale di un carattere (o elemento) che si ritiene utile al cane.
E il Chelini ne fa questa distinzione:-
.- carenze di carattere sono: la timidezza, elusione di selvatico, paura del frullo, paura dello sparo, sospetto, canizza.
.- carenze di qualità naturali sono: scarsa velocità, scarsa avidità, poco fondo, discontinuità, scarso collegamento col conduttore, naso dolce, poco naso, avvertire e forzare, ferma non rigida, mancanza di riporto.
.- carenze di cerca sono: cerca ristretta, con lacets troppo spaziati o troppo compatti, con rientri, con ripetuti passaggi a tergo del conduttore, inadatta al terreno, inadatta alla selvaggina.

Il "naso dolce" si ha quando il cane ferma troppo vicino al selvatico. Le papille olfattive si sono assuefatte ad un tipo di selvaggina che gli permette di avvicinarsi al massimo prima di frullare (quaglie d'allevamento).
Il rientro é la girata contraria del cane al termine del lacet, sfruttando male il vento.
Le altre aggettivazioni sono talmente chiare che non ritengo di spiegarne alcuna.



Il difetto.
E' nel cane un elemento negativo fisso, mai eliminabile, qualche volta riducibile tal'altra mascherabile.
Deriva dal patrimonio genetico, pertanto ereditario e perciò riproducibile.
Esistono difetti generici che prescindono dalla razza e difetti di stile che alla razza sono legati indissolubilmente
.- difetti generici sono: movimento non armonico, cattivo portamento di testa, dettaglio.
.- difetti di stile sono: movimento non in stile, andatura diversa da quella tipica della razza, filata o guidata o accostata o ferma non in stile.

Il movimento non armonico presuppone nel cane una meccanica sbagliata per qualsivoglia ragione; una leva male impostata o un'articolazione con angoli sbagliati, possono generare dei difetti di andatura che risultano evidenti: esempio il galoppo picchiato (duro di spalla).
Un'andatura con un difetto meccanico, non è solo brutta a vedersi, è anche scomoda a sopportarsi, in quanto obbliga il cane ad una maggiore fatica, limitandone il fondo.
Il cattivo portamento di testa allontana il cane dalla maniera ortodossa di lavorare.
Il portamento di testa, infatti, deve essere sempre tale da consentire al cane il diretto ingresso dell'aria, e con essa l'emanazione del selvatico nelle parti più sensibili dell'apparato olfattivo che si trovano al fondo delle cavità nasali.
Il dettaglio è un errore ma è anche un difetto.
E' errore quando è episodico; il cane, per proprie ragioni occasionali, cerca di arrivare alla ferma seguendo la traccia o su questa si trattiene col naso a terra anche dopo la partenza del selvatico.
E' difetto, quando non è momentaneo ma costituisce, per quel cane, il normale modo di arrivare al selvatico.
Il movimento non in stile, potrebbe ridursi ad un puro fatto estetico. Esempio: un pointer galoppa come un setter o viceversa. E' si galoppo, ma diverso da quello che dovrebbe essere per quella razza.
L'andatura diversa da quella tipica della razza è chiara: un pointer che trotta o un bracco italiano che galoppa.
La mancanza di stile nella guidata, accostata o ferma, presuppone che dette azioni non siano effettuate come lo standard di razza prescrive.
Un pointer che ferma come un setter non è soltanto brutto da vedere, ma denota una mancanza di carattere vero della razza. Il pointer deve dominare vento e selvatico e per farlo non può essere che in piedi.

Lo stile.
E' il modo di eseguire l'azione (andatura, filata, guidata/accostata e ferma) secondo lo standard di razza.
Se l'audacia è del pointer e la prudenza è del setter, la ferma di scatto sarà del primo e quella felina sarà del secondo.
Colombo scrisse in proposito:"Lo stile è il baluardo contro il quale si infrange la babele delle razze, che non valeva la pena di selezionare per tornare poi a confondere".

Attenzione però a non essere troppo rigidi nell'interpretare un'azione diversa dalla canonicità dello standard, perchè tale azione può essere dettata da una sporadica circostanza in cui il cane si viene a trovare.
Può accadere, infatti, che un pointer fermi semi-sdraiato o un setter in piedi. Si stia piuttosto attenti alle circostanze che hanno determinato tale ferma fuori dallo standard.
Un pointer che si precipita su terreno in discesa e si trovi a tu per tu con la selvaggina, si può dire che non è in stile se ferma semi-sdraiato?
Nella cinofilia agonistica le circostanze sono mutevoli, condizionate dal terreno, dalla selvaggina e dalle condizioni climatiche.
Solo il cinofilo fondamentalista pretenderà che il pointer si comporti sempre da pointer, il setter sempre da setter ed il bracco non esca mai dal suo standard, qualunque siano le circostanze, la natura del terreno o il clima.
Nell'andatura, nella filata, nella ferma e nella guidata/accostata vi è lo stile, ma due cani della stessa razza che compiono la stessa azione, la svolgeranno in modo diverso, perchè la caccia, per il cane, è interpretazione e non fotocopia.
Non si ricerchi, perciò, lo stile nella sola andatura.
Nel setter, per esempio, bisogna porre in risalto la morbidezza del movimento in stretto paragone con l'attenzione con cui esso sfrutta detto movimento nella cerca.
Nessun altro galoppatore, poi, sa andare via radente, morbido e rapido come il setter in filata.
Naso alto sul vento; movimento di scapole salienti; frange della coda a strascico.
Questa caratteristica -unitamente al galoppo spigliato, elegantissimo e rapido- consente un'ottima valutazione dello stile, sempre che le circostanze di terreno, di selvaggina e di clima gli siano favorevoli.
Stile è nel modo inconfondibile di adoperare facilmente, armoniosamente ed appassionatamente i propri mezzi a disposizione, per favorire il movimento e prolungare il tempo di lavoro.


Continua.....
Angelo Di Maggio

« Non c'è patto che non sia stato rotto, non c'è fedeltà che non sia stata tradita, fuorché quella di un cane fedele. » (Konrad Lorenz)
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05/09/2009 11:34

La correzione a frullo e sparo. Il riporto a comando. La coppiola.
La correzione al frullo e sparo. Il riporto a comando. La "coppiola".

Da qualche tempo e sempre più numerosi partecipano alle gare domenicali cani "corretti" al frullo e sparo e, addirittura, con riporto a comando.
Ho già detto in altre pagine che, almeno per il momento, nelle gare ufficiali dell'ANLC non è richiesta ancora alcuna correzione al cane, ma è pur vero che ne ho già visti tali anche nel nostro campionato.
Probabilmente nel prossimo futuro, se la FIDASC riconoscerà anche le gare con l’abbattimento del selvatico, sicuramente saranno richieste dette correzioni, quantomeno quella "al frullo e sparo", peraltro già obbligatoria per il campionato "Sant'Uberto".

Premesso che ogni correzione influisce più o meno significativamente sulla psiche dei soggetti, mi sembra persino ovvio dire che quelli che riescono a sopportarle debbano essere oggetto di opportuna valutazione.
Non sto qui a dire come queste "correzioni" vengano impartite, ma a chiarire come un giudice deve valutare sia il comportamento del cane che quello del concorrente nel turno, a seconda che il soggetto sia corretto al solo frullo e sparo o anche al riporto a comando.

Cane corretto al solo frullo e sparo:

All'involo del selvatico il cane deve mantenere la medesima posizione che assumeva nella ferma e per posizione intendo sia il modo di ferma sia il luogo.
Gli è ovviamente consentito solo muovere la testa per seguire da direzione del volo del selvatico.
Qualora dovesse muoversi di qualche passo, si consideri come lieve pecca, ma non certamente al punto di metterlo alla pari del cane che rincorre.
Il raffronto dovrà avvenire, semmai, tra questo ed altro soggetto che sia rimasto corretto.
Potrà partire solo dopo lo sparo per effettuare il riporto.
Qualora il selvatico non sia abbattuto, si valuterà l'ubbidienza del soggetto al richiamo del concorrente e deve rimanere ai suoi piedi fino a che quest'ultimo non abbia ricaricato, richiuso l'arma e ridatogli l'ordine di ripartire. Ciò gli è richiesto anche se il selvatico viene abbattuto e riportato.

Cane corretto anche al riporto a comando:

All'involo del selvatico il cane deve mantenere la medesima posizione che assumeva nella ferma (potrà muovere solo la testa) ed in tale posizione deve rimanere anche alla caduta del selvatico e fino a che il concorrente non gli dia l'ordine "vai" per effettuare il riporto.
Il concorrente, dopo lo sparo e prima del "vai", deve aprire l'arma, togliere il/i bossolo/i che conserverà, ricaricare, chiudere l'arma (dare il "vai") ed attendere il riporto sul posto dello sparo.
Quando il cane é in prossimità di lui (orientativamente a 4 - 5 metri di distanza), deve riaprire l'arma, scaricarla, poggiarla in spalla o al braccio, prendere il selvatico, aggiustarlo e conservarlo, riprendere l'arma e ricaricarla, richiuderla e ridare l'ordine di ripartire al cane che, come detto, deve rimanere ai suoi piedi fino a quest'ultimo ordine.
E' anche ovvio che il giudice dovrà valutare eventuali pecche del concorrente qualora non esegua i suddetti movimenti nella giusta sequenza.
Quest'ultima correttezza è così richiesta al cane anche in prove di lavoro con abbattimento del selvatico (ENCI), anche se è "tollerata", con penalizzazione, la partenza alla caduta del detto selvatico.
Qui però a sparare sarà "lo sparatore ufficiale" e non il conduttore.

La "coppiola".

Evento molto raro, ma non impossibile, è il caso in cui dalla ferma del cane partono due (o più) selvatici contemporaneamente; la cosiddetta "coppiola".
In tal caso il concorrente è tenuto a sparare su entrambi i selvatici, sempre che abbia ancora cartucce utili e selvatici possibili all'incarnieramento.

Mi spiego meglio:
a)-se gli è rimasta un'unica cartuccia da utilizzare nel turno, può sparare ovviamente solo quella (anche se ne dovrà obbligatoriamente tenere due nell'arma). Nel caso il concorrente sparasse anche l'altra sarebbe eliminato per aver usato una cartuccia in più.
b)-se ha già abbattuto due selvatici e ne può abbattere ancora un altro, può sparare solo su quest'ultimo. Se il concorrente dovesse abbattere anche l'altro sarebbe eliminato per aver abbattuto un selvatico in più.
c)-nel caso abbia cartucce disponibili nel turno e possa abbattere entrambi i selvatici, se ciò avverrà (con le due sole cartucce possibili) gli sarà concessa una maggiorazione di punteggio perchè avrà dimostrato ottima sicurezza, abilità e precisione nel tiro.
Mi sembra ovvio dire che, al verificarsi di tale fortunato evento, il giudizio ed il comportamento del concorrente sarà tenuto nella massima considerazione da parte del giudice, tale da portarlo ai vertici della classifica, sempre che anche l'ausiliare, nel turno, abbia risposto a dovere nel suo lavoro.
Il cane sarà obbligato al doppio riporto ed il concorrente, dopo il primo riporto, lo potrà aiutare col lanciare qualcosa nella direzione del secondo selvatico abbattuto per facilitarne il pronto recupero.
E' altrettanto ovvio che in caso di "padelle", il concorrente sarà fortemente penalizzato, così come sarà penalizzato se sparerà su un solo selvatico quando gli é possibile sparare su entrambi. Se si alzano più selvatici é obbligato a sparare comunque entrambe le cartucce, sempre che tutte le condizioni (terreno, vegetazione, distanza ecc.) gli siano propizie.
Attenzione alle gare su quaglie! Può succedere, infatti, che il concorrente spari sulle due quaglie alzatesi e cadono entrambe ma, all'arrivo del cane per effettuare il riporto, ne parte una.
Significa che quest'ultima non è stata colpita ma si è "buttata" per emulare l'altra che ritiene rimessasi sul terreno. Attendere perciò, in ogni caso, il riporto di entrambe le quaglie prima di assegnare punteggi.

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Angelo Di Maggio

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10/09/2009 11:52

ESPERIENZE E SUGGERIMENTI
Confesso che la prima gara che giudicai non la potrò mai dimenticare.
Per tutte le vicende della vita c'è sempre una prima volta e sarà sempre indimenticabile, bella o meno bella che sia.

Aspettavo da tempo quell'evento e non vedevo l'ora che arrivasse quel giorno. Ma la notte precedente non riuscii a chiudere occhio.
Pensavo a quello che dovevo dire ai concorrenti nell'introduzione alla gara; a quello che dovevo "guardare" dei turni e riportare nelle relazioni; a quello che dovevo dire alla fine della gara; alle prime mie gare da concorrente; alle relazioni scritte sui miei turni e tant'altro di inerente.
Con tali pensieri e con almeno cinque sigarette fumate nel corso della notte, arrivai finalmente al mattino del sabato, ma nella mia mente non vi era altro che gli stessi pensieri, o forse di più perchè mi avevano chiuso pure lo stomaco, giacchè a tavola non toccai cibo.

La strada per arrivare al campo non ricordo di averla percorsa e quando mi trovai sul posto, al cospetto degli astanti, tutti compagni di tante gare, ricordo che mi batteva il cuore come non mai e forse le pulsazioni si notavano dal movimento del gilé che indossavo.

Nel parlare ai concorrenti prima dell'inizio della gara, le parole mi venivano fuori a fatica ed ancora più fatica facevo per cercare di non farli accorgere di ciò.

Ero serio; molto più serio del solito. Il peso delle responsabilità che sentivo su di me era tale che anche la carpetta che avevo in mano tremava ed indubbiamente ero io a farla tremare.

Quello che fino alla gara precedente era stato un loro amico, un concorrente come loro, ora era il loro giudice.
Qualcuno o molti avranno pure pensato che la mia serietà equivaleva al "darmi delle arie", ad altezzosità, boria.
Aggiungo che, fino ad allora, nessuno sapeva che avevo preso la qualifica di giudice e per tutti fu una sorpresa nel leggere sul programma di gara che a giudicarla ero io.

Pensavo a cosa pensavano di me; come mi vedevano in tale ruolo; che cosa si sarebbero detti nel corso della gara; quanti concorrenti avrebbero partecipato sapendo che a giudicarli sarebbe stato un "novellino".

Redigere la relazione sul primo turno poi fu quasi una tragedia.
Di colpo avevo dimenticato tutto; il comportamento del concorrente e del cane nel turno; quello che dovevo scrivere nella relazione.
Credetemi ..., era paura! paura di sbagliare, di non essere all'altezza! paura che i miei eventuali errori avrebbero fatto perdere soldi al circolo che aveva organizzato la gara.

Ritengo che i "volponi" avevano certamente intuito il mio stato d'animo, ma nulla lasciavano trasparire; mi aspettavano al varco, cioè alla relazione di fine gara; al leggere le relazioni sui loro turni; alla enunciazione della classifica finale.

Molti vennero il sabato pomeriggio solo per "sondare il terreno", cioè per "studiarmi" e decidere se potevano venire a gareggiare il giorno successivo.

Gli amici di gare sono tali fin quando non ledi i loro interessi e qui solo io potevo lederli o comunque non "accontentarli".

Poi pensai a Gesù Cristo; a lui che ebbe chi lo voleva libero e chi sulla croce e mi feci coraggio nel dire a me stesso che a gioire del risultato della gara sarebbe stato un solo concorrente; quello che alla fine avrei giudicato "il primo".

In altri termini mi rassegnai nel pensare che comunque ne avrei accontentato uno e scontentato tutti gli altri.
Solo l'intima convinzione che avrei fatto il mio dovere e che avrei giudicato secondo coscienza mi portò a continuare.

Alla fine della gara fu come se mi fossi tolto un macigno da dosso ma sapevo che non sarebbe finita lì.
Aspettavo i "commenti" del giorno dopo e specialmente di "quelli" che conosco non essere quasi mai contenti.
Dopo pochi giorni feci in modo di incontrarmi con alcuni di loro e con delle scuse più o meno credibili cercai di far cadere il discorso su quella gara.
I riscontri furono abbastanza positivi, ma potevo anche supporre che tanto mi veniva detto solo per "ingraziarsi" con me.
I miei dubbi li potevo fugare solo con un solo grande riscontro: il loro ritorno alla prossima mia gara da giudice.
Posso confermare che, in effetti, vi ritornarono ed in numero maggiore della prima.

Perchè ho inteso iniziare con questa mia lunga elucubrazione?
Per dire che non sono certamente un'eccezione e che quanto è capitato a me potrà capitare e chiunque.
Ma l'importante è avere la certezza di conoscere i regolamenti, di applicarli con metodo ed avere la profonda convinzione che si saprà fare con coscienza e fino in fondo il proprio dovere.

I concorrenti riescono a capire anche un errore fatto in buona fede se di questo si sa dare giusta e dovuta spiegazione, ma non ammettono le agevolazioni ed i favoritismi e questi sono frutti di giudici che avranno poco seguito e, di conseguenza, poco futuro.

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Angelo Di Maggio

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15/09/2009 23:14

...... "I PELI NELL'UOVO"......
Esprimere dei giudizi su dei turni è stato sempre difficile, in quanto frutto di personali opinioni anche se legate ai regolamenti.

Giudicare ieri però, era un pò più facile, perchè a gareggiare erano oltre 100 concorrenti, la maggior parte dei quali cacciatori che nulla sapevano delle gare e la maggior parte dei cani erano appena discreti per la caccia, non certo per le gare.
I pochi veri garisti con veri cani da gare era talmente facile individuarli, che risultava non molto difficile stilare una classifica.
Oggi il discorso è cambiato profondamente.
Il numero complessivo dei concorrenti è diminuito di molto, grazie anche alle varie restrizioni sulla caccia. Di contro è aumentato il numero dei garisti, ed i loro cani non differiscono di molto tra loro in bravura.
Oggi in una gara amatoriale si presentano 65 - 70 concorrenti, dei quali 40 - 45 sono veri garisti con 30 - 35 buoni cani, di cui 20 - 25 veramente ottimi e di essi 5 - 6 eccellenti ed allo stesso livello.
I premi, nel numero, sono però rimasti sempre gli stessi, al massimo 10 o 15.
Ecco che si riscontrano le maggiori responsabilità nei giudizi ed il giudice è quasi costretto a cercare i cosiddetti "peli nell'uovo".

Quali possono essere questi?
Sono quegli errori più o meno veniali, quelle lievi lacune, quei mancati accorgimenti o lievi incertezze che il concorrente o il cane o entrambi possono manifestare nel turno.
Certamente non previsti specificamente dai regolamenti, ma che obbligatoriamente devono evidenziarsi nelle relazioni per poter poi dire, innanzitutto a se stessi, perchè il primo è stato superiore al secondo, il secondo al terzo, il terzo al quarto e così via.
Ne elencherò una serie che andranno dall'inizio alla fine del turno, tanto per il concorrente quanto per il cane.

CONCORRENTE:-
1) Palesa incertezze nel presentarsi alla giuria;
2) Non porta seco la cartucciera;
3) Non porta seco il coltello da caccia;
4) Si presenta con abbigliamento non consono ad una gara (esempi:- indossa jeans; calza scarpe senza carrarmato);
5) Non controlla le canne del fucile;
6) Scioglie il cane dopo aver caricato l'arma;
7) Carica l'arma in movimento (errore che può avvenire anche nel corso del turno);
8) Porta l'arma in modo non corretto (il portamento corretto è quello in posizione di caccia, cioè tenuta col l'impugnatura del calcio e del sottocanna, trasversalmente al corpo e vicina ad esso. Accettato anche il portamento perpendicolare o leggermente poggiata alla spalla o al braccio; mai poggiata interamente alla spalla, neanche con la cinghia);
9) Poco collegato col cane;
10) Lascia parte di terreno inesplorato oppure esplora poco terreno (cioè si muove poco in campo);
11) Scarseggia selvatico abbattuto (cioè quando si vede bene che il selvatico non è stato abbattuto perfettamente e ciò particolarmente si nota quando, all'arrivo del cane, esso fa un balzetto);
12) Bestemmia ad un suo errore o in quello del cane;
13) Non raccoglie uno o più bossoli (attenzione ai concorrenti con semi-automatico);
14) Serve il cane dalla parte sbagliata (cioè non tiene conto che l'eventuale partenza del selvatico potrebbe avvenire nella direzione del pubblico\giuria e, di conseguenza, non potrà sparare o peggio punta l'arma in quella direzione);
15) Indietreggia con l'arma carica (ciò potrà avvenire sia nel movimento in campo per seguire quello del cane, sia al servizio, quando nulla si sta palesando alla ferma del cane, neanche dopo il suo intervento col piede a pestare il terreno);
16) Salta un fosso o una siepe o percorre terreno accidentato senza aprire l'arma;
17) Sfrutta poco il vento;
18) Reagisce con gesti a sollecitazioni del pubblico;
19) Incarniera selvatico ancora vivo;
20) Tiene costantemente il dito sul grilletto;
21) Spara il selvatico a breve distanza;
22) Azzarda troppo nel tiro (anche se abbatte e da ciò una carenza di sportività);
23) Non cambia le cartucce dopo aver abbattuto i capi consentiti (solo se la gara è su fagiani o starne).

CANE:-
1) Parte appena sciolto;
2) Qualche dettaglio;
3) Movimento poco in linea (basculante);
4) Continuo movimento della testa;
5) Scodato (cioè quando muove circolarmente e di continuo la coda anche negli allunghi);
6) Andatura o azione incostante;
7) Cerca poco avida;
8) Ferma non rigida (data non solo dal movimento della coda ma anche dal movimento della testa per vedere l'avvicinamento del conduttore. Questa pecca, a malapena accettata nelle gare amatoriali -con discreta penalizzazione-, non può essere accettata nelle gare ufficiali perchè, in queste, il cane non deve essere considerato in ferma.);
9) Ferma non conforme allo stile (es. pointer non eretto -tranne che per l'eccezione prevista dal suo standard-; setter inglese eretto oppure con dorso abbassato e groppa alzata o ancora con coda eretta a bandiera ovvero abbandonata come l'irlandese.);
10) Poco collegato col conduttore;
11) Riporto impreciso (quando non va direttamente dal conduttore ma lo aggira o lascia lateralmente a terra. Diverso dal riporto stentato che presuppone il lasciare il selvatico per poi riprenderlo e riportare in mano o ai piedi, oppure lascia a relativa distanza dal conduttore);
12) Qualche passo dopo la partenza del selvatico (se il raffronto é tra cani corretti al frullo o a frullo e sparo);
13) Qualche passo dopo la caduta del selvatico (se il raffronto é tra cani corretti anche al riporto a comando);
14) Cala nel finale del turno.

Attenzione alla "guidata-accostata" del pointer, in quanto unica razza a cui, in tale azione, è consentito anche il non andare direttamente sul selvatico, ma a tagliarlo e ritagliarlo trasversalmente fino all'involo.
Questa sua esclusività, che molti ignorano, può portare a confondere con "incertezza".
Se palesa il selvatico, anche dopo continui ritagli, è nello standard di lavoro; se nulla palesa, “si penalizzi”, perchè avrà certamente perso il collegamento col selvatico o trattavasi di ferma sulla calda e, perciò, senza esito.

E' ovvio che tutte le pecche di cui sopra, sia per conduttore che per cane, incideranno si ai fini della classifica, ma non la sovvertiranno radicalmente.
Bisogna però porre attenzione su quanto, ai fini del punteggio, esse dovranno incidere e seguire lo stesso metro per tutti i concorrenti e cani.
Quel "quanto" non lo posso dire nè io nè nessun altro, perchè è una valutazione soggettiva e pertanto differente da giudice a giudice e comunque, nel massimo, in ragione di uno o due punti, specialmente se pecche abbinate.

Ritengo opportuno però aggiungere che il troppo ha sempre guastato, come guasterà la eccessiva fiscalità da parte del giudice, specialmente nelle gare amatoriali.
A tal proposito, io uso il metodo di dire al concorrente quale pecca ho riscontrato; tanto alla fine del turno e col dovuto garbo. Ciò non solo per fargli capire subito l'errore, l'incertezza o la lacuna che potrà colmare, ma soprattutto "per farlo ricordare", perchè, guarda caso, i propri errori e quelli del proprio cane non si vedono o si ritiene non siano stati visti, ma tutti riescono a vedere bene sempre quelli degli altri.
L'importante sta esclusivamente nel vedere se queste pecche ci sono ed evidenziarle agli uni quanto agli altri, amici e meno amici, perchè tutti pagano il turno con la stessa somma di denaro e fanno gli stessi sacrifici per gareggiare e mantenere i propri cani.
Medesimo discorso vale per le eliminatorie o finali di campionati, ma a queste non si può transigere; se pecche ci sono devono essere evidenziate e come tali penalizzate.
Sono anzi convinto che concorrenti o cani con simili carenze, non dovrebbero nemmeno arrivare già alle eliminatorie, figuriamoci alle finali.

Per ultimo, ma non meno importante, è il rispetto che un giudice deve rivolgere nei confronti dei concorrenti tutti.
Il suo abbigliamento deve essere consono ad una gara di caccia; sobrio ma intonato a quello dei concorrenti.
Già questo è sintomo di rispetto, ma non mi stancherò mai di ripetere che la correttezza e l'imparzialità nei giudizi sono i punti cardini per dimostrare e meritare rispetto.
Un consiglio, un suggerimento anche al più esperto concorrente, dato al momento opportuno, non guasta mai; l'importante è non farlo pesare.
Se dato poi ad un concorrente meno esperto o ad un principiante, dimostra anche umiltà; questi non si sentirà abbandonato a se stesso e avrà certamente più voglia di continuare a gareggiare e migliorarsi.

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Angelo Di Maggio

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21/09/2009 11:24

LE PROVE DI LAVORO
Dopo aver detto quanto ho ritenuto utile sapere sulle gare, non posso trascurare di parlare del lavoro del cane nelle "prove" di lavoro.

Ritengo indispensabile però che un giudice ANLC sappia, almeno nelle vie generali, il giusto sapere di esse, anche perchè la nostra Associazione consente l'effettuazione di gare (attitudinali) simili a quelle ENCI; si corrono sotto l'appellativo di "prove qualitative" e sono giudicate dai giudici ANLC.
Queste ultime non hanno valore ufficiale ma prettamente cinegetico-amatoriale e pertanto le eventuali qualifiche assegnate in esse non vanno riportate nei libretti di lavoro dei cani che le acquisiscono.

Se ogni gara impegna di responsabilità il giudice, queste lo responsabilizzano al massimo perchè, nel ribadire il termine "simili a quelle ENCI", in esse dovrà emettere un verdetto che non si basa più sul comportamento del concorrente e del cane come nelle gare Sant'Uberto o Diana, ma sull'esclusivo lavoro del cane e più in particolare sullo "stile" che il soggetto esprime sul terreno di gara e sul suo modo di comportarsi in occasione di incontro con la selvaggina.
In altri termini movimento, portamento di testa, filata, ferma, guidata\accostata il più aderente possibile a quanto previsto dallo standard di lavoro delle razze in gara.

Aggiungo ancora che quanto dirò più avanti sarà solo la sintesi di tutto quello che ogni giudice ANLC potrà sviluppare in base alle proprie aspirazioni ed alla sua esclusiva volontà di saperne sempre di più.
In alcuni casi perciò, sarò obbligato a far riferimento al Regolamento ENCI, ma solo per distinguere il "quanto è previsto" dal quanto è frutto di mie personali considerazioni.

Ritengo utile si sappia almeno quali siano le prove di lavoro, con cane da ferma, riconosciute dall’ENCI:

1.-Prove a grande cerca su starne per cani di razze inglesi;
2.-Prove classiche su starne per cani di razze inglesi;
3.-Prove di caccia su selvaggina naturale per cani di tutte le razze, ovvero:
a)Prove di caccia su starne;
b)Prove di caccia su tutta la selvaggina naturale, con o senza selvatico abbattuto.
4.-Prove specialistiche di caccia per cani di tutte le razze, ovvero:
a) Prove di caccia su beccaccini;
b) Prove di caccia su beccacce;
c) Prove di caccia su selvaggina di montagna.
5.-Derby su starne per cani di tutte le razze.
6.-Prove classiche su quaglie per cani di tutte le razze.
7.-Gare attitudinali su quaglie per cani di tutte le razze.

Quando una manifestazione è aperta indistintamente a tutte le razze da ferma, essa dovrà essere obbligatoriamente composta da:-
.- prova per continentali italiani;
.- prova per continentali;
.- prova per setters;
.- prova per pointers.
Pointers e setters possono concorrere anche in un’unica prova mista.
Se in una prova per tutte le razze continentali quelli italiani non raggiungono il numero da formare almeno una batteria (minimo 6 turni), questi possono concorrere insieme agli altri continentali.
Le Associazioni Specialistiche possono organizzare prove per le razze tutelate, anche divise per razza.

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Angelo Di Maggio

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26/09/2009 12:23

Il Conduttore ed altro sulle prove di lavoro.
IL CONDUTTORE.

Si badi innanzitutto al termine.
Nelle prove di lavoro, il solo concorrente è il cane.
E' lui che deve dimostrare in campo tutte le sue qualità naturali e lo stile della razza di appartenenza.

Non per questo però è da trascurare la figura del conduttore.
Spesso, infatti, se non determinante per la prestazione del cane che conduce, può favorire di molto la prestazione stessa, perchè da sola sarebbe forse insufficiente per il raggiungimento delle migliori qualifiche.

Se il cane esperto può sapere dove trovare il selvatico in quel determinato terreno e conseguentemente come affrontare l'uno e l'altro, chi lo conduce sarà sempre essenziale quale punto di riferimento per la sua azione, specialmente se trattasi di cane meno esperto.

Ad esempio, un richiamo a metà del lacet, può mettere il cane nelle migliori condizioni per effettuare il consenso.
All'inizio del turno, il conduttore deve presentarsi alla giuria col cane a guinzaglio e scioglierlo solo all'invito della giuria stessa.
Quando il turno viene effettuato in coppia, i due conduttori devono posizionarsi l'uno a destra (il primo sorteggiato) l'altro a sinistra (il secondo sorteggiato) della giuria e non allontanarsi più di tanto da questa.

Dopo ogni azione che non comporti l'eliminazione di alcun concorrente, i conduttori devono ripresentarsi nei pressi della giuria, sempre col cane a guinzaglio, per far ricominciare il lavoro interrotto.

Al conduttore spetta, per logica ma non per regolamento, la scelta del modo di affrontare il campo che la giuria gli assegna e, più specificamente, da dove sciogliere il\i cane\i per sfruttare al meglio il vento ed il terreno in base alla sua configurazione.

Il valore del conduttore però, non deve mai essere tenuto in considerazione dal giudice, il quale deve valutare esclusivamente quanto il cane o i cani abbiano dimostrato sul terreno.

Le razze inglesi corrono le prove sempre in coppia, mentre le continentali le corrono a singolo salvo i casi in cui, nelle prove ENCI, non si debba assegnare il C.A.C. (Certificato di Attitudine al Campionato) o il C.A.C.I.T. (Certificato di Attitudine al Campionato Internazionale Travail -cioè lavoro in francese-).
Nelle prove perciò è indispensabile il "consenso" ed il "lavoro di coppia", termini che mi permetterò di illustrare più avanti.

Qui di seguito elencherò i contenuti di alcuni articoli del Regolamento ENCI, al quale il giudice ANLC deve far sempre riferimento nelle "prove qualitative".

1.-Qualunque errore commesso dai cani nel primo minuto del turno e del richiamo, e del turno di coppia dei continentali, non comporterà l'eliminazione. Fuori mano o rincorsa determinano l'eliminazione se si protrarranno oltre lo scadere del primo minuto. Gli sfrulli ed il sorpasso del selvatico nel corso del primo passaggio sottovento, sia a sinistra che a destra, non conteranno come errori.

Gli errori, i difetti e le carenze che causano l'eliminazione sono i seguenti:-
1.- mancanza di iniziativa, deficienza o discontinuità di azione;
2.- cerca disordinata o prevalentemente svolta a tergo del conduttore;
3.- stile non conforme alla razza;
4.- azione non conforme al tipo di prova;
5.- rimorchio o disturbo al compagno di coppia;
6.- fuori mano;
7.- mancanza di fondo;
8.- rifiuto di consenso;
9.- sospetto insistente;
10.- dettaglio insistente;
11.- eludere il selvatico;
12.- ferma non rigida;
13.- abbandono della ferma;
14.- più di tre a vuoto (ferme);
15.- avvertire e forzare;
16.- rifiuto di guidare quando è in condizioni di farlo;
17.- rincorsa a fondo del selvatico;
18.- canizza persistente;
19.- paura del colpo allo sparo;
20.- mancato riporto nelle prove in cui è richiesto.
Spetta al Giudice valutare obiettivamente la gravità di un errore compiuto da un cane, considerando le diverse circostanze che l'hanno provocato.
Pertanto, i seguenti errori e\o difetti e\o carenze, possono anche causare l'eliminazione:
1.- sfrullo;
2.- sorpasso o trascuro del selvatico valido per la prova;
3.- passaggio a tergo del conduttore;
4.- mancanza di immobilità a frullo e sparo;
5.- guidata stentata;
6.- consenso stentato;
7.- riporto difettoso.
In nessun caso ed in qualsiasi tipo di prova, sarà penalizzabile la mancata ferma su lepre, comune o variabile.

Ritengo non ci sia molto da dire sugli errori, difetti o carenze di cui sopra in quanto di facile comprensione, ma su alcuni punti penso sia utile qualche ulteriore chiarimento.

1°-Lo stile è elemento indispensabile in ogni prova di lavoro (ENCI o amatoriale che sia), perché condiziona il rendimento di un cane.
Può, semmai, cambiare il metodo e con esso l’espressione dinamica della cerca a seconda del tipo di prova, ma il movimento e la presa di punto devono essere sempre il più aderente allo standard della razza di appartenenza.

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30/09/2009 16:34

2°.-L’azione, intesa sia come continuità nella cerca sia come estensione della medesima, deve essere idonea al tipo di prova in corso.
Il cane da ferma che in prove specialistiche su beccacce o su beccaccini o in montagna, ma anche in quelle su selvaggina naturale, corre come nella grande cerca non è nella nota richiesta per questo tipo di prove, pertanto viene considerato “fuori nota”.

Analogamente fuori nota è quello che, in gare amatoriali o prove qualitative, allunga più del dovuto.

Auguro certamente a tutti di poter un giorno giudicare nelle più alte note, ma quello che ci riguarda attualmente è giudicare un cane nelle gare amatoriali con o senza lo sparo.
Per noi massima nota sono le prove qualitative; molto attuate nel Nord, un po’ meno nel Centro, quasi sconosciute nel Sud.

A quale distanza può allontanarsi un cane per giudicarlo in nota o meno?
A mio parere la risposta non sta nei metri ma nel terreno su cui si svolge la gara.
Neanche il Regolamento ENCI lo indica in quantità metrica, giacchè si limita a distinguerlo in estesissimo per le prove a grande cerca, esteso per le classiche e idoneo per le altre prove.
Solo per le attitudinali richiede un’estensione di almeno 5 ettari ed è su questa misura che, di massima, ci troveremo a svolgere il nostro compito di giudici, perché è nei quagliodromi che siamo chiamati a giudicare.

Personalmente mi sono trovato a giudicare prove qualitative in terreni di oltre 50 ettari.
E allora, quale il metro di giudizio?
Salomonicamente rispondo di tenere sotto controllo il cane e le bandierine che delimitano il campo di gara.
Se il cane ritorna (gira) con continuità molto prima di queste vuol dire che la cerca è ristretta e pertanto non è difficile considerarlo “non in nota”. Se, al contrario, con continuità “sfonda” molto oltre le bandierine, è altrettanto da considerarlo “non in nota” (ma vorrei averlo quel cane).

Tenere sempre presente che quanto innanzi è da considerarsi come bagaglio di notizie utili, perché la realtà ci porterà spesso a fare i conti coi problemi di “cassetta” di chi organizza le gare, specialmente in quelle ove non sono previste distinzioni tra “garisti” e “cacciatori”.
Non si cada nell’errore di scendere a patti con la cinofilia pura, ma si usi molto il buon senso.

3°.-Fuori mano è il cane non ubbidiente che non risponde ai richiami del conduttore, a cento metri o a due metri che sia.

4°.-Il consenso è il rispetto che un cane dà al lavoro dell’altro. Chi non ha rispetto non può stare in gara.
Più cauti nel valutare il consenso stentato; se un cane non consente prontamente e si avvicina tanto da non infastidire il compagno in ferma io lo lascio in gara.
Fuori quello che si avvicina troppo o peggio si ferma dietro al compagno.

5°.-Il rifiuto di un cane a guidare quando è in condizioni di farlo non ha attenuanti, ma attenzione alla guidata stentata.
Difficile per il giudice valutare che cosa ha portato il cane a stentare la guidata.
Un fagiano incattivito nascosto in cespugli mette in difficoltà anche cani smaliziati.
Fuori però quel cane che dimostri incertezza.


Continua........

Angelo Di Maggio

« Non c'è patto che non sia stato rotto, non c'è fedeltà che non sia stata tradita, fuorché quella di un cane fedele. » (Konrad Lorenz)
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05/10/2009 21:19

6.-Ultimata la prova, la giuria dovrà immediatamente procedere alla qualifica ed alla classifica dei concorrenti, assegnando i premi posti in palio. Il primo posto in classifica non potrà essere assegnato ad un cane che abbia conseguito una qualifica inferiore al M.B.
Solo in tali casi il primo posto verrà riservato.

Le qualifiche verranno assegnate in base ai seguenti criteri:

"Eccellente (Ecc.) a quel cane che abbia dimostrato di possedere al più alto grado tutte le doti di stile e le qualità naturali che caratterizzano le razze da ferma in genere e quella in cui esso appartiene in particolare. Inoltre il cane qualificato eccellente, non deve aver palesato difetti e non deve essere incorso in errore grave, dimostrandosi soggetto di eccezione e capace di svolgere alla perfezione il lavoro prescritto dallo standard".

"Molto Buono (M.B.) a quel cane che ha compiuto un ottimo lavoro, dimostrando di possedere in notevole grado le doti e le qualità peculiari della razza. La qualifica M.B. va assegnata anche a quei soggetti che avrebbero meritato, per il lavoro svolto e per le doti poste in luce, la qualifica di eccellente, ma che sono incorsi in errori tali da non poter conseguire la maggior qualifica".

"Buono (B.) a quel cane che dimostri di possedere in buona misura i caratteri della razza e svolga un buon lavoro senza gravi errori o con lievi difetti.
In ogni caso il giudice non potrà assegnare la qualifica a quei soggetti che non hanno fermato il selvatico prescritto dal tipo di prova in corso.

Va tenuto presente che in qualsiasi prova, il numero dei selvatici trovati e fermati dal cane, assume valore nella determinazione del giudizio, in funzione del modo in cui le ferme sono ottenute, del comportamento del cane e delle qualità evidenziate durante la prova.

La prova del colpo allo sparo, sarà sempre eseguita dal conduttore.
Se per circostanze fortuite non è stato possibile provare allo sparo un cane qualificato, il Giudice, a fine turno, inviterà il conduttore a ripetere l'operazione con il cane al proprio fianco, per verificarne la reazione.

Ritengo utile evidenziare che l'articolo in esame, chiarisce sostanzialmente due cose.
La prima é la differenza delle doti di stile e delle qualità naturali palesate dai cani, in relazione alle quali il Giudice determina le varie qualifiche.
Infatti l'eccellente richiede e aggettiva le doti "al più alto grado"; il molto buono le richiede "di notevole grado" e il buono "in buona misura".

La seconda chiarisce che non è la quantità delle ferme realizzate a determinare la maggiore qualifica, ma il modo in cui sono state ottenute, il comportamento del cane e le qualità evidenziate.

In sostanza, se un cane ha realizzato una sola ferma, ma sia in questa che nel turno ha mostrato doti di stile e qualità naturali al più alto livello, peraltro ferma risolta correttamente, mentre un altro ne ha realizzate due evidenziando le doti solo in notevole grado o in buona misura, l'eccellente sarà certamente assegnato al primo soggetto.
Con la frase: "......, in funzione del modo in cui le ferme sono state ottenute", ritengo che il Regolamento si riferisca al turno nel suo complesso, allo stile nella ferma e maggiormente se ottenute in condizioni atmosferiche precarie, oppure all'estremità di un lacet ovvero quasi alla fine del turno.

Infatti, la ferma ottenuta in totale o parziale mancanza di vento o sotto la pioggia, ovvero dopo che abbia piovuto, è da considerare un evento molto positivo; quella ottenuta all'estremità di un lacet sta a dimostrare la grande passione del cane volta al reperimento della selvaggina; quella ottenuta quasi al termine del turno sta a dimostrare il notevole fondo e cervello sempre pronto del soggetto che l'ha ottenuta.

Per ultimo è da sapere che, al termine della prova di tutti i concorrenti, il Giudice deve comunicare le qualifiche e la classifica sul terreno della prova stessa.
Solo l'assegnazione dei premi può avvenire nel luogo di raduno dei concorrenti, preventivamente comunicato da chi ha organizzato la prova.


Continua.......
[Modificato da AngeloDMA 05/10/2009 21:20]
Angelo Di Maggio

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12/10/2009 00:37

Avuta cognizione di quanto il Regolamento prescrive, non guasta sapere qualcosa in più, a cominciare dalla "Nota del Concorso", non prima di avere ben chiaro, però, lo scopo delle prove stesse.

SCOPO DELLE PROVE.
Principio fondamentale è l'individuare e far conoscere i soggetti maggiormente idonei per l'allevamento.
Servono soprattutto per porre in evidenza le qualità naturali di un cane, in queste compresa "la capacità di apprendere gli insegnamenti dell'uomo".

Le qualità naturali tipiche della razza di appartenenza innanzitutto, non disgiunte da carattere, passione, olfatto e intelligenza, oltre alla velocità e resistenza, sono i "geni" ereditabili da un cane.
Sono perciò le varie prove alle quali quel cane partecipa e le varie qualifiche acquisite sul campo a dire se quel cane è degno di riprodurre.

Riuscirà a trasmettere? questo è da vedere con la riproduzione, in base a quanti dei suoi discendenti riusciranno ad imporsi nelle prove ed in base a quanti altri si dimostreranno ottimi cacciatori.
Il cane che riesce a trasmettere molte delle sue doti, darà molti ottimi cani da caccia. Questo, in sostanza, dovrebbe essere il fine dell'allevatore.
Il condizionale è d'obbligo perchè, in realtà, si vuole produrre sempre più fenomeni.

Gli studiosi della materia indicano i caratteri trasmissibili in quelli che il cane ha, escludendo quelli acquisiti col dressaggio.
Il concetto è inoppugnabile; ma la "capacità di apprendere" gli insegnamenti, non è insita nel carattere di un soggetto?
L'ho pur detto in precedenza in questo mio lavoro! quanti cani non "accettano" gl'insegnamenti?

Ho accennato al rifiuto (elusione) di selvatico sul quale è addestrato; potrei ancora far l'esempio di quel soggetto che, sgridato solo perchè passa dietro al conduttore, corre ai piedi di questi, si gira pancia all'aria e non vuol più riprendere a correre. Che si dice? "é permaloso"! non è certamente una carenza di carattere?

Perciò, ritengo di poter concludere con una mia personalissima opinione: non solo bisogna vedere se un cane trasmette molte delle sue doti, ma in quale misura queste sono trasmesse e, principalmente, quanto del suo carattere riesce a trasmettere.
Le prove, pertanto, al solo fine della riproduzione.

Continua.....

Angelo Di Maggio

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16/10/2009 11:40

LA NOTA DEL CONCORSO
Giulio COLOMBO la definiva: "lasciapassare per aver diritto a correre nei trials - carta d'identità del trialler".

Alberto CHELINI, invece:"il livello di prestazione richiesto ad un cane da ferma, per consentirne la partecipazione ad una determinata categoria di prove di lavoro. Da questo, non solo la necessità di suddividere le prove di lavoro in razze, ma anche in categorie all'interno delle stesse razze, secondo il lavoro che si pretende dal cane”.

Personalmente propendo per la seconda definizione, perchè fa riferimento al livello di prestazione che si richiede ad un cane, non al solo "trialer".

Non so da dove sia stato preso il termine "trialer" (sul vocabolario d'inglese non esiste tale termine), ma tutti i cinofili sono pronti a definire "trialer" il cane più veloce.
Dall'etimologia, il termine dovrebbe derivare da "trial", che significa "prova" e, pertanto, cane da prova.

E così, al Regolamento stabilire le prestazioni che sono richieste ad un cane per una determinata prova; al cane svolgere la prestazione e dimostrare se possiede le doti necessarie per stare in quella prova; al giudice stabilire se, ed in quale misura, quel cane ha dimostrato di essere idoneo o meno per quella prova.

Il "trialer" è in tutte le razze e trialer deve, secondo me, essere definito: quel soggetto che, oltre alla velocità (che la struttura morfologica tipica della sua razza gli consente) e la resistenza, dimostri di possedere al più altro grado, le qualità naturali, il carattere, l'olfatto, la passione, l'intelligenza e le capacità di apprendere gli insegnamenti dell'uomo; a qualsiasi razza appartenga, inglese o continentale che sia.
Mai bisogna dimenticare lo scopo preminente: "il migliore..... per la riproduzione”!

E' pertanto sottinteso, che quel cane che svolga una prestazione inferiore a quella richiesta per una determinata prova, debba considerarsi "non in nota".
La differenza, perciò, non tra cani di razze diverse, ma tra cani della medesima razza.

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Angelo Di Maggio

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21/10/2009 00:05

IL LAVORO DI COPPIA.

Anche questo inventato dagli Inglesi, fu ben presto adottato dai cinofili italiani e per primo applicato nelle prove "a grande cerca" e "classiche su starne"; tale è passato poi nelle altre prove ma solo per i cani da ferma inglesi, tranne che nel primo turno del Derby, in quelle su beccaccini e su selvaggina di montagna.

Per i continentali, il lavoro di coppia è preteso solo nelle prove su quaglie, ovvero per l'assegnazione del CAC e del CACIT, quando la prova è divisa in batterie.

Alla partenza, i cani non devono lanciarsi in profondità, sprecando terreno utile e trascurando la cerca incrociata prescritta.
I due concorrenti (i cani) devono partire in direzioni opposte e non convergenti.
Ho già detto che durante tutta la durata del turno, i conduttori dovranno inoltre procedere uniti ed affiancati a breve distanza fra loro e dai giudici, richiamando i cani e riportandoli col guinzaglio alla partenza dopo la conclusione di ciascuna azione.

In una prova, nel lavoro di coppia, possono verificarsi alcune combinazioni:
a.- i cani hanno fermato lo stesso selvatico ma non contemporaneamente: la risoluzione spetta sempre al cane sopravento; se niente si palesa, la responsabilità va allo stesso cane.
Però può succedere che il cane sopravento, per portarsi a fermare, abbia omesso il consenso e quindi deve essere eliminato ma deve prima risolvere il punto che, se positivo, va a vantaggio dell'altro cane, se niente si palesa nessun demerito va a carico del cane che aveva fermato per primo. Al frullo non si spara.

b.- i due cani fermano contemporaneamente due selvatici diversi: si fanno risolvere entrambi se il giudice (o la giuria) può controllarli tutti e due; altrimenti si fa risolvere per primo il cane che si trova più vicino al giudice, poi l'altro.
Si spara solo alla risoluzione del secondo cane; se si sparasse anche sul primo si disturberebbe il secondo ancora in ferma.

Il cane che si rifiuta ripetutamente di guidare quando è in condizioni di farlo viene eliminato, in quanto la guidata è la caratteristica prescritta al cane da ferma che deve mantenere il contatto con la selvaggina.

Il cane che “in guidata\accostata” alza altro selvatico, commette errore?
No, purchè concluda senza distrazione sull’emanazione iniziale.
Il cane deve arrestarsi se il selvatico si arresta, proseguire in guidata se questo prosegue e non deve assolutamente costringere il selvatico a partire.

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Angelo Di Maggio

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26/10/2009 12:12

IL CONSENSO


Giulio Colombo: Il consenso è l'atto col quale il cane, a conoscenza del lavoro del compagno, ne rispetta le manifestazione e ne accetta le conseguenze, con implicita approvazione".

Sarò monotono, ma anche questo fu inventato dagli Inglesi, proprio in funzione del lavoro di coppia.

Anche sul consenso c'è stata qualche discussione se qualità ereditaria o meno; ma le moltissime occasioni di notare, anche cuccioli, in consenso la prima volta che hanno visto altro cane in ferma, ha fugato i dubbi.

E' qualità naturale e pertanto trasmissibile.

Quelli che non consentono è probabile che abbiano lavorato sempre da soli, ma è possibile che lo facciano spontaneamente, dopo che avranno visto fermare altri cani, lavorando con questi.
E' certo che le prime volte disturberanno il compagno, ma col tempo potranno riuscirci.

Obbligatorio nelle prove, il consenso di un cane alla ferma dell'altro deve essere spontaneo ed immediato (a comando solo nelle prove in cui esso è consentito) e deve durare fino al termine dell'azione del compagno, senza alcun intervento da parte del conduttore.
Può abbandonare il consenso solo se non vi è ferma rigida da parte del primo.

Il mancato consenso porta all'eliminazione, mentre il consenso stentato, a discrezione del giudice, può portare all'eliminazione.
Io aggiungo:"basta che non infastidisca il compagno in ferma".

Domanda: Un cane ha ”consentito” sul compagno anche più volte poi ne manca uno deliberatamente; è errore?
Si, perché il consenso è obbligatorio in ogni circostanza.

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Angelo Di Maggio

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02/11/2009 11:56

Concludo questo mio lavoro con qualche nozione di cinematica.

Ometto pertanto gli standard di lavoro dei cani da ferma, pur in esso riportati, perchè sono già inseriti nel forum.

ELEMENTI DI CINEMATICA
(ANDATURA)

Il movimento.
(brevi elementi di cinematica animale)

La cinematica è quella parte della meccanica che studia il movimento.
Molto semplicisticamente si può affermare che il movimento è la rottura dell'equilibrio statico.

Nei quadrupedi il quadrilatero di appoggio è costituito dai quattro arti i quali, poggiando al suolo, scaricano su di esso tutto il peso del corpo.
L'animale si troverà in equilibrio statico finchè il suo centro di gravità cade dentro il quadrilatero di appoggio.

Nel cane, a seconda delle razze, il centro di gravità si trova intorno alla regione cardiaca.

Se paragoniamo il cane ad una macchina, diremo che lo scheletro, con i suoi raggi ossei ed angoli articolati, è il telaio che viene azionato dalle contrazioni muscolari che costituiscono la potenza e determinano l'impulso (cioè il movimento).

L'apparato muscolare, quindi, è il motore che aziona un insieme di leve, ma a sviluppare il movimento concorrono altri fattori complementari (il carburante), quali la tonicità muscolare, l'elasticità dei legamenti, la condizione e, non ultimo, il temperamento.

La progressione dinamica in senso lato si esprime, pertanto, con sequenze ritmiche degli arti e tali sequenze sono dette "andature".
Pertanto, rotto che si abbia l'equilibrio statico, il primo passo porta alla riduzione del 50% della base di sostegno e il sollevamento di un solo arto porta a ridurre l'appoggio che passerà da quadrangolare a triangolare.

Il movimento creato dal treno posteriore con l'apertura degli angoli "tibio-tarsico", "femoro-tibiale" e "coxo-femorale", viene trasmesso al rachide, assecondato dall'azione del bilanciere "cefalo-cervicale" collo e testa.
Queste azioni sospingeranno decisamente il centro di gravità al di fuori della dimezzata base di sostegno e pertanto ne nascerà uno squilibrio che obbligherà il cane a portare avanti un altro arto per riequilibrarsi (braccia e metacarpi).

Ogni andatura è così una continua sequenza di squilibri ed equilibri.
Solo la selezione ha creato gruppi di razze utilitariamente più portate ad un'andatura o ad un'altra ed è così che sono nati soggetti strutturalmente definiti trottatori o galoppatori.

Le andature che si devono conoscere sono:- il passo, il trotto ed il galoppo.

Il passo:- si distingue in raccorciato, ordinario e allungato.
Le sequenze sono:- anteriore destro-posteriore sinistro/anteriore sinistro-posteriore destro.

Il trotto:- si distingue in lento, ordinario e allungato (quest'ultimo è saltato, quindi con una fase di sospensione).
Le sequenze sono:- appoggio e levata dei bipedi diagonali in due battute e due tempi, quindi bipede diagonale destro/bipede diagonale sinistro.

Il galoppo:- si distingue in ordinario, lento e da corsa.
Le sequenze sono:- a tre battute ed una sospensione, quindi posteriore sinistro/bipede diagonale sinistro/anteriore destro.
Nel galoppo da corsa, per dissociazione del bipede diagonale, si hanno quattro battute e due sospensioni.

Il galoppo è l'andatura più veloce, energicamente dispendiosa, e comporta un forte basculamento antero-posteriore.
E' il bilanciere cefalo-cervicale che regola il basculamento e quindi nei galoppatori il collo deve essere lungo ed il tronco corto.


Grazie a tutti coloro che hanno voluto leggermi.
Angelo Di Maggio


Angelo Di Maggio

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